Non perde occasione Rudi Garcia. Nemmeno quando il silenzio sarebbe d’oro: “Siamo dietro alla Juventus per lo scontro diretto giocato contro di loro, e che hanno vinto con 3 gol irregolari”. È ormai il dogma di Rudi Garcia. La credenza indiscutibile del tecnico giallorosso, che vince il premio di tecnico francese dell’anno ma torna con la mente a quella serata di Ottobre allo Stadium.
Dimenticando tutto il resto: una vittoria in rimonta contro il Sassuolo viziata da qualche episodio arbitrale dubbio, e le polemiche di Genova. Ben più recenti, ma già messe nel dimenticatoio. Quasi come se quel Garcia che parlò di aerea di rigore di 17 metri (in un’imitazione piuttosto scadente e poco originale di Josè Mourinho) e che conta i gol subiti nella stagione giallorossa eludendo quelli presi contro la Juventus, non sia la stessa persona che domenica dagli spogliatoi del Ferraris ripeteva che “l’arbitro può sbagliare, purché sia in buona fede”.
Garcia vive un mondo proprio. Nel quale i gol contro la Juventus non valgono, ma guai a mettere in discussione il rigore di Ljajic che ha significato una rimonta insperata contro il Sassuolo. Questi sì, valgono anche per le statistiche. Per definire la Roma “una squadra europea”. Ma non fategli notare che la squadra di dimensione continentale ha perso in casa contro il Bayern per 7-1 ed è uscita al primo turno di Champions League. Mentre Garcia, nell’ansia di perderla (per citare Tiziano Ferro), scattava un’altra foto (in conferenza stampa).
Dal ritratto fornito dall’intervista del tecnico a France Football emerge un tecnico preparato, che vince meritatamente un premio che aveva già conquistato altre due volte in carriera e con i sogni aperti. Ma incapace, a distanza di due mesi, di ammettere una sconfitta che alla Roma avrebbe anche potuto far bene e i limiti di una squadra che sono stati mostrati in Champions, seppur in un girone duro. Il francese Garcia ha preso tanto dal calcio italiano. Dagli scatti isterici all’abilità nell’incolpare qualcun altro. Come direbbero dalle sue parti: chapeau.