14.37: il ricordo della strage di Hillsborough (15 aprile 1989) accelera i cuori dei tifosi del Liverpool. Novantasei battiti al minuto, per commemorare una ad una le vittime della più grande tragedia dello sport inglese. Dal cielo le 96 anime Reds trascinano la Kop e tutto l’Anfield nel consueto “You’ll never walk alone”. La coreografia regala uno scenario suggestivo. Il minuto di silenzio che segue è da brividi, come l’urlo dello stadio prima del calcio d’inizio: emozioni che trascendono lo sport.
Liverpool-Manchester City è la partita che forse segnerà il destino degli uomini di Rodgers, capitanati come sempre dall’immenso Steven Gerrard, che in quel tragico pomeriggio di venticinque anni fa perse suo cugino. La partenza dei Reds è incredibile. Sospinti da un Anfield che trasuda passione e intravede un titolo che manca dal 1990, il Liverpool passa in vantaggio al 5°. Un assatanato Suarez difende bene la palla sulla trequarti e trova il corridoio giusto per Sterling che con una finta fa fuori Kompany e Hart e realizza l’1-0. I Reds sono un’onda travolgente, caricano a testa bassa e continuano imperterriti nel loro forcing. Il City non riesce a contenere le folate del trio Sterling-Suarez-Sturridge e capitola di nuovo al 26° sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Gerrard calcia forte sul primo palo e trova la fronte caparbia di Skrtel (7° sigillo stagionale) per la rete che manda in visibilio il pubblico.
Il Liverpool prova ad assestare il colpo del ko, ma i Citizens resistono e sfiorano il gol con Fernandinho e Kompany: si va al riposo sul 2-0. Nella ripresa il Liverpool cala vistosamente lasciando le redini del gioco al City che riapre il match al 57° con Silva, abile a trovare la deviazione sul cross di Milner. Gerrard e soci accusano il colpo e al 62° vengono ripresi: Silva crossa basso dal fondo e Jhonson sfortunatamente devia per l’autogol del 2-2. Il City ci crede e Pellegrini getta nella mischia Aguero al posto di Dzeko. Proprio l’argentino, pochi minuti dopo il suo ingresso, serve a Silva su un piatto d’argento la palla del sorpasso. Lo spagnolo spreca spedendo fuori d’un soffio il possibile 2-3. Sventata la minaccia, il Liverpool trova la forza di reagire e al 78° si riporta clamorosamente in vantaggio. Coutinho raccoglie un rinvio maldestro di Kompany e da fuori area al volo fa partire un destro a giro che s’infila nell’angolino basso alla sinistra di Hart. Esplode di gioia l’Anfield Road in questo pomeriggio di emozioni contrastanti. Restano 12 minuti più 5 di recupero. I Reds respingono gli attacchi del City: l’unico brivido è il mani in area di Skrtel non visto dall’arbitro Clattenburg.
Al triplice fischio capitan Gerrard si lascia andare ad un pianto di liberazione e commozione. Sono lacrime che fanno la storia del Liverpool. Lacrime che onorano quei 96 tifosi. Lacrime che bagnano di gioia il primato in classifica. Lacrime di un ragazzo normale che piange la scomparsa di suo cugino. Lacrime di una bandiera che raduna la sua squadra in cerchio in mezzo al campo e la carica a suon di urla. Lacrime di chi intravede finalmente materializzarsi un sogno.
“This is Anfield”, al di là di tutto.