La ventesima edizione della Maratona di Roma è stata di sicuro un’edizione bagnata. La pioggia, tanto copiosa quanto messa in preventivo dagli addetti ai lavori, è scesa incessante anche sulla città capitolina, come sul resto d’Italia, senza risparmiare i corridori che in 19 mila si sono presentati ai blocchi di partenza per affrontare i 42 km e 195 m lungo le strade di una delle città più belle del mondo. Roma è la città che vanta il più grande patrimonio artistico e architettonico in assoluto. “La corsa in mezzo alla storia”, l’ha definita il sindaco Ignazio Marino con la forza di chi é consapevole di non poter essere smentito.

Quest’anno il percorso della Maratona di Roma ha presentato qualche novità rispetto agli anni passati. Lo start e l’arrivo sono stati ubicati sempre su via dei Fori Imperiali ma la partenza spostata all’altezza del Foro di Traiano e del Campidoglio, mentre il taglio del traguardo è avvenuto lasciandosi alle spalle Piazza Venezia e fronte al Colosseo. Il tracciato ha presentato, come ogni anno, nella seconda metà della gara l’insidia dei sampietrini (circa 7,6 km) e con i suoi 77 cambi di direzione è risultato mediamente scorrevole.

La gara è stata dominata dagli atleti etiopi: ad aggiudicarsi il primo gradino del podio sono stati due 26enni, in campo maschile Legese Shume Hailu con il tempo di 2h09’50’’ e in campo femminile Geda Ayelu Lemma che ha chiuso in 2h34’50’’. Il primo italiano ha chiuso in quarta piazza, subito fuori dal podio: si tratta del barlettano Domenico Ricatti che ha voluto ricordare il suo illustre concittadino, Pietro Mennea, commemorato venerdì 21 marzo a un anno dalla sua scomparsa. A Manuela Olivieri, vedova di Pietro, è stato consegnato il pettorale n.1 della RomaFun, gara non competitiva di 5 km che in questa edizione ha segnato un boom di presenze con circa 80.000 podisti.

Il primo, però, a giungere sul traguardo della Maratona di Roma è stato Alex Zanardi, campione la cui storia è nota a tutti. Sulla sua handbike l’atleta emiliano vince per la 4 volta con il tempo di 1h12’35’’. A 47 anni mostra qualche ruga in più ma ha ancora gli occhi della tigre. Traspare chiara la voglia di portare avanti la battaglia per uno sport che sia davvero per tutti. Immutata anche la sua capacità di emozionare con le parole oltre che con i gesti sportivi: “La mia prossima sfida? C’è un orizzonte verso il quale andare ma la sfida più importante è quella quotidiana.”