Se a Pasqua ti trovi a Madrid e al “Bernabeu” va in campo il Real, non puoi mancare: è stato questo il primo pensiero che ho avuto venerdì sera, 3 aprile, quando sono arrivato nella capitale spagnola. Una rapida ricerca dei biglietti grazie alla gentile collaborazione degli addetti alla concierge, un altrettanto veloce controllo alle tasche, la scelta di un posto che accontentasse portafogli e vista, ed ecco stampato “el billete” per Real Madrid-Granada, certo non un match di cartello ma comunque una partita con i “blancos” in campo. Il Barcellona capolista è a quattro punti, il Granada è diciannovesimo, alle spalle c’è la bruciante sconfitta nel “Clasico”: bisogno di punti, spettacolo e riscatto, elementi ideali per una papabile goleada. E così sarà.

Dall’hotel allo stadio ci sono sei fermate di metro, consumate in poco più di 10 minuti: il clima è sereno, tante maglie bianche nella domenica di Pasqua. La fermata è proprio davanti al “tempio del calcio”, come lo stadio di Madrid è conosciuto nel mondo. Intorno all’impianto, centri commerciali e negozi: l’ideale per attrarre allo stadio famiglie in una giornata di festa, da completare magari acquistando una “camiseta blanca”. Arriviamo ai piedi del “Bernabeu” alle 11.23, con in mano il nostro biglietto di “Fondo Norte”, la curva per intenderci. Porta 29, leggiamo: alle 11.30 siamo al nostro ingresso e dopo tre minuti abbiamo superato i controlli e preso possesso del nostro posto, il tutto accompagnati da una gentile hostess in tenuta “Real”. E siamo in curva, certo non in tribuna vip. La particolarità che subito balza all’occhio è quella di uno stadio semi-vuoto a 30 minuti dal fischio d’inizio. In meno di mezz’ora saremo in 75mila. Il riscaldamento è animato da colonne sonore da “bailar”, video che immortalano le storiche vittorie del Real e applausi per Cristiano Ronaldo, idolo delle folle nonostante un 2015 non ancora all’altezza della sua fama. Di fianco a noi un ragazzino con la divisa del Real, comprensiva di tuta, e un arzillo 76enne bardato con i colori del Granada: torneranno a far parte della nostra storia. Non ci sono fogli recanti le formazioni, ma basta connettersi al wi-fi dedicato agli spettatori per avere in due click tutte le informazioni sul partido.

L’inizio è tutto un programma: l’annuncio delle formazioni ha un pathos da notti di Champions, eppure è Mezzogiorno e il Granada non è certo l’avversario dei sogni. Si parte, e dopo un pericolo provocato da Casillas e qualche fischio per due appoggi sbagliati da Kroos (il “Bernabeu” non perdona), parte lo spettacolo: Bale apre le danze, Ronaldo infilerà una manita, Benzema farà doppietta, Mainz completerà una giornata da dimenticare infilando la propria porta. Nel mezzo, l’1-7 del Granada con Robert: qui tornano vivi i due protagonisti sugli spalti. Il bimbo, di 4 anni o giù di lì, conosce a menadito vita, opere e miracoli di ogni calciatore madrileno, esulta saltando e piroettando come CR7, mentre l’arzillo tifoso del Granada esploderà di gioia al 7-1, come consapevole ma gioioso sconfitto in uno spettacolo più grande. 90 minuti e passa di giocate spettacolari, anzi 105: perché anche l’intervallo è fatto di football nel prato da playstation del “Bernabeu”, con uno spettatore sorteggiato dallo sponsor tecnico del Madrid che calcia un rigore con tanto di ola a un ex portiere della Liga. Terminerà 9-1, un punteggio storico, che nella capitale spagnola non si vedeva da 47 anni, e con gli applausi di tutti, tifosi madrileni e del Granada. Alle 13.57 siamo fuori dal “Bernabeu”: sono passate due ore e mezza dal nostro ingresso, trascorse senza nevrastenie e tensioni. Anzi, una pecca c’è: anche in Spagna ci sono i bagarini, come il rincaro sul ticket che abbiamo acquistato dimostra. Ma, almeno lì e almeno nel calcio, tutto il mondo è ancora paese…
(Twitter: @GuerraLuca88)