Da quasi quarant’anni racconta ogni partita giocata dal Bari e le sue radiocronache sono seguite in tutto il globo. Da pochi giorni, Michele Salomone ha pubblicato il suo libro “La mia voce in biancorosso”, dove svela curiosi aneddoti, rapporti con colleghi e dirigenti della società biancorossa non risparmiando alcune critiche, mosse comunque nei limiti della correttezza e dell’educazione. Ai nostri microfoni, il giornalista ha rilasciato un’intervista di seguito trascritta:

Perché ha deciso di pubblicare in questo periodo il libro e magari non dieci anni fa?

In realtà ci pensavo già da diverso tempo, la spinta decisiva me l’hanno data mia moglie e mio figlio. Ci sono capitoli che avevo già scritto. Dopo la morte di mio padre, avvenuta nel 1985, avrei voluto dedicargli il libro e molti dei capitoli, specialmente i primi del libro, ce li ho già scritti dal 1986. Ho cercato di fare un lavoro buono e non avere fretta perché il risultato sarebbe potuto essere non ottimale. Questo libro ce l’avevo pronto da due anni ma le varie vicissitudini che hanno coinvolto il Bari mi hanno portato a pazientare nella pubblicazione. Con l’avvento della nuova società, è giunta l’opportunità ideale.

In questo libro ha toccato in maniera marginale lo scandalo del calcioscommesse. Ha mai pensato di mollare tutto dopo quei fattacci?

No, non l’ho mai pensato. Avvengono atti criminali nei luoghi dove non dovresti mai immaginartelo. A questo punto ci dovremmo dimettere dalla vita, nel calcio ci sono mele marce così come in tutti gli ambiti della nostra società.

Come si prepara ad una radiocronaca: quali sensazioni si provano quando si indossa la cuffia?

Da un’ora e mezza prima divento intrattabile. L’unica preoccupazione è quella di fornire un buon servizio sbagliando il meno possibile.

La radiocronaca che rifarebbe e una che non vorrebbe mai più ripetere

Ne ho a cuore due: Juventus-Bari 1-2 di coppa Italia del 1984. L’unica vittoria dei biancorossi che allora militavano in serie C, in casa della Juve che a quei tempi aveva campioni del calibro di Platini, Scirea, Cabrini. E poi Bari-Lanciano 4-3 dell’aprile del 2013: non mi era mai successo di vedere il Bari che rimonta da uno 0-3. Quattro gol in diciotto minuti: un avvenimento straordinario.

Quella che non rifarei è quella di Venezia del 19 giugno 2004: quando il Bari perse e retrocesse in serie C. Il Bari fu lasciato solo perché molti dirigenti erano al matrimonio della figlia di Vincenzo Matarrese.

Qual è lo stadio che l’ha colpito di più e il viaggio più rocambolesco effettuato in questi quasi quarant’anni?

Lo stadio “Penzo” di Venezia mi ha colpito molto perché si arriva via mare mentre quando decollammo da Tromso, in Norvegia la vista fu eccezionale: i fiordi visti dall’alto, erano uno spettacolo meraviglioso

Il viaggio più rocambolesco fu quando tornai da Monza. La partita si doveva giocare di domenica ma si disputò dilunedì causa nebbia. Tornai a Bari il mercoledì mattina, trovare un aereo per tornare a Bari fu un’impresa epocale, era il 1979.

Nel libro parla di alcuni diverbi avuti, anche con allenatori come Eugenio Fascetti. C’è un episodio che cancellerebbe dalla propria vita professionale?

Cancellerei l’episodio in cui Fascetti voleva cacciarmi dalla sala stampa. Più di ogni altra cosa mi infastidì la non solidarietà dei miei colleghi. Ma il carattere del tecnico viareggino era tale che tutti si sentivano messi all’angolo. Un giorno a Pescara dopo la partita rispose in maniera maleducata ad un giornalista, senza motivo. Ad ogni modo non auguro a nessuno di fare esperienza giornalistica con Eugenio Fascetti.

La radio è indiscutibilmente il suo amore: come si evolverà col passare del tempo e col progresso tecnologico?

Mi sono ispirato ad Enrico Ameri. Era lui il mio punto di riferimento come radiocronista. Oggi ci sono possibilità di interagire col pubblico, c’è la possibilità di vedere dallo studio qualche episodio, in questo senso c’è stato un cambiamento. Sono cambiate le tecnologie ma ho conservato il mio stile. Adesso c’è la possibilità di ascoltarla in ogni luogo del mondo, anche i più sperduti, grazie alla rete Internet. Sì, è proprio lei la vera amante della mia vita.