Si é giocata alle 18.00 di ieri, allo stadio Arena Corinthians, a San Paolo la gara fra Argentina e Svizzera. E fin qui tutto normale, è uno degli ottavi di finale di questi mondiali 2014.
Argentina e Svizzera hanno però qualcosa in comune. Dal 2013 la squadra sudamericana e la neutralissima squadra europea hanno in comune un piccolissimo stato che si trova nel cuore di Roma: la Città del Vaticano.
L’attuale Papa, Papa Francesco è argentino tifosissimo del San Lorenzo e il suo esercito privato sono le Guardie Svizzere. Essere di cittadinanza svizzera è uno dei requisiti principali per poter entrare in questo corpo militare. Per riassumere il tutto nella Città del Vaticano ieri è andato in scena un vero e proprio derby: l’Argentina di Papa Bergoglio contro la Svizzera delle Guardie Papali. Se aggiungiamo che si gioca anche a San Paolo la partita prometteva un altissimo tasso di santità.
Ma passiamo alla cronaca della giornata di ieri. La mattina é iniziata prestissimo per Sua Santità, soliti impegni, istituzionali, momenti di preghiera ma un pensiero costante: “Oggi gioca la mia Argentina, devo vederla ma nessuno deve saperlo. Ho promesso di essere neutrale al presidente brasiliano. Ma come faccio a essere neutrale? Amo il calcio, lo sanno tutti che tifo San Lorenzo, come faccio a non tifare Argentina ai mondiali? Ci pensi vinciamo i mondiali in Brasile? No meglio non pensarci.”
Le Guardie Svizzere, nel loro quartier generale sono prese anche loro dai soliti impegni, la situazione è tranquilla ed è tutto sotto controllo. Ma anche per loro il pensiero è rivolto alla partita delle 18.00. “Oggi si gioca il derby del Vaticano. Possiamo battere la squadra del nostro capo e sognare un mondiale. Siamo forti e l’Argentina non sta giocando benissimo. Ha solo Messi. Solo…”
La giornata scorre velocemente ci si incontra spesso nei corridoi delle residenze papali, il Papa è solo contro 110 Guardie Svizzere. Sulla carta non c’è storia. Una Guardia Svizzera prende la parola e chiede a Papa Francesco: “Sua Santità perché non vediamo la partita insieme?”, il Pontefice sorpreso dalla domanda risponde: “Guardia non posso, sono neutrale” ma tra se pensa “Magari guardietta svizzera, sai che bello se vincessimo noi? Da solo contro tutti voi 101 svizzeri. Sai che soddisfazione!”.
E’ pomeriggio ormai, le 18.00 si avvicinano il Papa sta per ritirarsi nelle sue stanze quando incontra nuovamentre una Guardia Svizzera e dice: “Sarà Guerra”. La Guardia stranita lo guarda perplesso, vorrebbe rispondere: “ Sua Santità, ma non era imparziale? Messi non può fare sempre il fenomeno, oggi vinciamo noi e la guerra pure”, ma educatamente risponde: “Buon riposo Sua Santità”.
Ore 18.00, calcio di inizio. Guardie Svizzere sono tutte riunite nella mega sala con megamaxischermo nel loro quartier generale. Il Papa è chiuso nella sua stanza con la tv accesa sintonizzata ovviamente su Argentina-Svizzera. Ci siamo, la tensione sale, i minuti corrono, il risultato è bloccato. Il Pontefice cammina impaziente per la sua stanza, l’albiceleste non gira e Messi predica nel vuoto: “Ma come si fa a giocare così? Senza Messi non andiamo da nessuna parte. Forza ragazzo, svegliati”. La Svizzera gioca bene, si mangia due goal ma niente, si va ai supplementari.
Trenta minuti di ansia. Anzi 28. Al 118’ del secondo tempo supplementare, infatti, l’Argentina segna. Il Papa con la sciarpa argentina al collo è in piedi dai tempi regolamentari. Vede Lichtsteiner che perde palla a centrocampo, Palacio la recupera e la da a Messi. “Si datela a lui, Vamos, Vamos”, la Pulce prende palla, salta un uomo, accelera, e la passa a Di Maria. “Si Angel si goooooooooooooool”. Argentina 1, Svizzera 0.
Il Papa in preda all’euforia esce dalle stanze e con la sciarpa al collo va nel quartier generale del suo esercito personale. Entra, le Guardie non lo notano, lui si ferma dietro di loro vorrebbe cantare qualche coro di sfottò ma c’è un calcio d’angolo per la Svizzera. Dzemaili svetta, prende il palo e sulla ribattuta, goffamente tira fuori. Attimi di panico, pericolo scampato e un pensiero rivolto al cielo: “Si hai ragione, perdonami. Volevo prenderli in giro per la sconfitta e per quelle divise che indossano. Ho peccato, me ne torno a casa. Scusa ancora, ho capito l’antifona grazie.”
Papa Bergoglio torna così nelle sue stanze, la partita termina, l’Argentina è ai quarti e giocherà contro il Belgio. Ha promesso a se stesso di invitare tutto il corpo delle Guardie Svizzere a vedere la prossima partita insieme. Sarà sempre una guerra ma insieme sarà più facile vincerla.
Concludendo Argentina-Svizzera, il derby Vaticano, si è chiuso sull’1-0. Si è giocata a San Paolo e ha segnato Angel Di Maria. Più santi di così….