La riconoscenza nel calcio, ma non solo in quella, non esiste. Non venitemi a dire il contrario perché non ci credo. Tu fai un gesto per una persona e quella persona, tutto d’un tratto, il giorno dopo ti rifila un bel pacco di commenti negativi senza apparenti motivi. Un esempio che può essere riconducibile alla situazione vissuta ieri sera da Edinson Cavani. L’attaccante del Paris Saint Germain, che ha giocato per la prima volta contro il Napoli, sua ex squadra, è stato bersagliato dai tifosi azzurri, che lo considerano traditore. Verso la fine del primo tempo, uno stizzito Cavani ha risposto con un cenno al pubblico del “San Paolo”, causando altri improperi che non scrivo adesso perché siamo in fascia protetta. Un comportamento senza senso dei sostenitori partenopei, nei confronti di un calciatore che, dopo Diego Armando Maradona, ha rappresentato tanto per le zone del Vesuvio e dintorni. Ben 78 reti in 104 incontri, per una media gol spaventosa, in tre stagioni sono uno score invidiabile e di tutto rispetto, ma questo gli sportivi napoletani non l’hanno capito fino in fondo.
Fischiare un calciatore è una sorta di protesta nei confronti dell’uomo, prima dell’atleta. Negli ultimi 20 anni a Castelvolturno tutti hanno ammirato un via-vai continuo di elementi capaci di essere protagonisti del fallimento della gloriosa società azzurra. Con l’arrivo di Aurelio De Laurentiis, poi, il Napoli ha lasciato l’inferno della Serie C (adesso Lega Pro), abbandonato la cadetteria, per ritrovarsi in A in pochissimi anni. Con l’approdo nella massima serie, il noto produttore cinematografico, ha cambiato il pensiero su come guidare un club. Con due occhi al bilancio, che non critico assolutamente, il “DeLa”, come soprannominato dagli addetti ai lavori, ha iniziato a vendere i pezzi pregiati, per comprare calciatori non all’altezza (a esclusione di Higuain, Callejon e Mertens). Prima Lavezzi, applaudito durante l’amichevole di ieri sera, poi Cavani, insultato per motivi oscuri, sono stati i calciatori sacrificati per far quadrare il bilancio.
Tenere a costo i conti, anche per l’entrata in vigore del Fair Play Finanziario, è cosa buona e giusta, ma acquistare gente non da Napoli, eccetto qualche colpo che ha reso sopra le aspettative, può essere deleterio per il prosieguo delle stagioni. Dunque, insultare, fischiare un calciatore che ha dato tanto a Napoli (e viceversa) è errato. Per esigenze di bilancio la società ha ceduto Cavani agli sceicchi di Parigi, senza nessun problema, senza pensare ai tifosi, ma solo ai conti. E per lo Scudetto, obiettivo dichiarato dal club azzurro, uno come l’uruguaiano sarebbe servito. Ma, si sa, ormai per la maggior parte del tifo napoletano Cavani è scarso, non sa segnare, è solo un traditore. Con tanti saluti alla gratitudine.