Giornata rocambolesca quella vissuta ieri a Coverciano. Protagonista assoluto: Claudio Marchisio. Il centrocampista della Juventus accusa un problema al ginocchio, si parla subito di una lesione al legamento crociato anteriore. Per i tifosi juventini inizia il dramma: tempi di recupero previsti di circa 6-7 mesi, stagione dunque finita con la prospettiva di giocare i quarti di Champions non solo senza Pogba ma anche senza il Principino. Al coro di frustrazione dei fans si aggiunge quello di disapprovazione del tecnico Massimiliano Allegri che su Twitter si sfoga così: “Un infortunio che non ci voleva. Ma chi lo sostituirà sarà all’altezza. Il prossimo anno parlatemi ancora di stage“. Parole forti, fatto sta che dopo qualche minuto il tweet, forse fasullo, scompare. Probabilmente la Juventus per evitare di scatenare una bufera ha indotto il buon Max ad eliminare il post. Purtroppo però troppo tardi, visto che non è passato inosservato. La bufera tanto temuta arriva. Conte dichiara: “Nessun problema, gioca Bertolacci“, i tifosi juventini si scatenano sul loro ex idolo ma subito Buffon invita tutti a smorzare i toni e a non dimenticare di essere riconoscenti verso l’artefice dei tre scudetti, mister Antonio Conte. La tempesta imperversa, ci si interroga sull’utilità di questi stage, se Conte sia o no l’uomo giusto per questa Nazionale e se non sia ormai troppo coinvolto.
Poi in tarda serata incredibilmente torna il sereno. Esce un comunicato ufficiale della Juventus: “Claudio Marchisio, rientrato questo pomeriggio dal ritiro della Nazionale, è stato sottoposto ad accertamenti da parte dei medici sociali della Juventus e dal professor Flavio Quaglia. È stato poi sottoposto in tarda serata a una nuova risonanza magnetica del ginocchio destro dal professor Carlo Faletti presso la clinica Fornaca. La visita e l’esame hanno escluso lesioni del legamento crociato anteriore. Claudio rimarrà a riposo per qualche giorno e le sue condizioni verranno quotidianamente monitorate“. Nessun infortunio dunque ma solo tanta paura, la tempesta però si è abbattuta ed è impossibile fare finta di niente.
Conte, ricordando anche le sue recenti dichiarazioni durante la consegna della Panchina d’oro, appare in questo periodo molto nervoso, insicuro di quella che è stata la sua scelta quest’estate e desideroso di tornare presto ad allenare un club. La straordinaria stagione poi fin qui condotta dalla Juventus di Massimiliano Allegri, una squadra molto più compatta, efficace e bella da vedere e tornata dopo tanti anni ai quarti di finale di Champions, non fa che aumentare un po’ il suo sconforto. L’artefice dei tre scudetti non è stato lui, anche i tifosi dopo la diffidenza iniziale lo hanno capito, perché come dice Tevez: “Il merito è della squadra“.
Resta però da capire quanto possano essere utili questi stage. Quanto può essere utile secondo voi provare il solito 3-5-2 in amichevole con i vari Eder, Vazquez, Valdifiori ma anche Sirigu e Verratti per poi ritrovarsi nelle gare e nelle competizioni importanti sempre e solo con i soliti noti? Molto poco. Quando allora lo stage davvero può rivelarsi utile? In due casi. Il primo: se sei in possesso di un gruppo importante di 15-20 giocatori di cui ti fidi ciecamente. Queste amichevoli allora devono essere sfruttate per completare la rosa come un vero e proprio banco di prova, convocando giovani o calciatori che finora non hanno avuto per vari motivi l’opportunità di vestire l’azzurro. Smentiamo però da subito anche i più ottimisti. In Italia il gruppo importante non esiste altrimenti non saremmo usciti ai gironi in Brasile. Inoltre per chi se lo fosse scordato ad agosto si era parlato di “Rifondazione“, beh questo bel proposito che fine ha fatto? Il secondo caso: semplice, un modo per tenere tutti sulle spine e convocare di volta in volta i giocatori che si trovano in condizione migliore. Appare evidente che anche questa seconda opzione non rispecchia la realtà dunque questo tipo di stage appare assolutamente inutile e poco professionale, una sorta di presa in giro per tifosi e addetti ai lavori in modo da convincerli che davvero qualcosa sta cambiando ma in fin dei conti resta tutto com’è.