Nonostante il suo format sia stato cambiato più volte nel corso degli anni, la partita del venerdì sera che mette in campo le nuove leve della NBA rappresenta tradizionalmente il punto debole dell’intero All-Star Weekend: se i talenti in campo non mancano di certo – basti pensare, in questa edizione, ai vari Porzingis, Towns, Wiggins – ciò che invariabilmente latita in questi appuntamenti è la corretta attitudine dei giocatori, la cui attenzione è spesso focalizzata solamente su triple e schiacciate ad effetto.
Anche l’edizione 2016, contraddistinta per la seconda volta consecutiva dalla sfida USA – Resto del Mondo, non ci mette troppo a seguire l’esempio dei propri predecessori: il tempo di un solo possesso, per essere precisi.
I quintetti iniziali vedono da una parte Smart (Celtics), Clarkson (Lakers), LaVine (Timberwolves), Parker (Bucks) e Towns (Timberwolves), dall’altra Bogdanovic (Nets), Mudiay (Nuggets), Wiggins (Timberwolves), Jokic (Nuggets) e Porzingis (Knicks): gli allenatori delle due rappresentative sono, rispettivamente, l’ex allenatore di Hawks e Nets Larry Drew (ora assistant coach ai Cavaliers) e il nostro Ettore Messina.
Ad inaugurare la contesa è il canestro del serbo Nikola Jokic, al quale gli statunitensi rispondono in maniera veemente: un paio di triple di Jordan Clarkson fanno mettere la testa avanti a Team USA, che può contare anche su un buon Jabari Parker. I loro avversari non stanno però a guardare. Emmanuel Mudiay e Kristaps Porzingis rispondono colpo su colpo, facendo sì in tal modo che nessuna delle due squadre riesca a mettere assieme un vantaggio significativo. Entrambe le difese hanno già dato inizio al loro sciopero, e quando il cronometro si inceppa dopo soli 6 minuti dall’inizio della gara sembra di assistere a quanto di più distante dallo spettacolo solitamente offerto dalla NBA. Una volta risolto il problema, gli allenatori sono poi costretti a chiamare numerosi timeout per operare le sostituzioni, dato che il gioco procede in maniera decisamente fluida: le riserve che convincono maggiormente sono Mario Hezonja (Magic), Jahlil Okafor (76ers), Rodney Hood (Jazz) e soprattutto Devin Booker (Suns), che inizia a bombardare in ogni modo il canestro avversario. Dopo un avvio un po’ stentato inizia a farsi vedere anche qualche bella giocata: Dwight Powell (Mavericks), nativo proprio di Toronto, inchioda una terrificante putback slam a 7’40 dalla pausa, mentre un minuto dopo Hezonja va esplicitamente contro i dettami del Rising Stars mettendo a referto una gran bella stoppata ai danni di Hood. Si torna così negli spogliatoi sull’88-79 per la compagine allenata da coach Drew.
Nella ripresa gli americani subiscono inizialmente il recupero da parte degli “altri”, che con una tripla di Hezonja si riportano sul -1. Due minuti infuocati di Okafor e Booker trascinano però gli statunitensi al massimo vantaggio (+14). Il lungo di Philadelphia dà sfoggio del proprio impressionante arsenale offensivo, almeno finché dall’altra parte non si accende del tutto Kristaps Porzingis: il lettone, difatti, prende le misure e colpisce con regolarità disarmante dalla lunga distanza (5/8 da tre a fine partita) mandando in visibilio l’onnipresente Spike Lee, seduto come di consueto in prima fila. Con l’uscita dal campo di Okafor, a raccogliere il testimone in attacco per gli atleti a stelle e strisce ci pensa Karl-Anthony Towns, che dà inizio ad un vivace botta e risposta con il pari-ruolo dei Knicks, culminato nei due stupendi alley-oop messi a segno uno ciascuno. Negli ultimi cinque minuti la gara si fa interessante, con le due squadre che finalmente profondono almeno un minimo di intensità difensiva: LaVine scalda i motori per la gara delle schiacciate del sabato con un paio di spunti degni di nota, mentre dall’altra parte è Mudiay – assieme al solito Porzingis – il trascinatore del Resto del Mondo. Proprio il playmaker congolese fa rientrare la propria formazione sul -4, dando il via ad un finale ricco di emozioni, nel quale si effettuano addirittura dei tiri liberi (complessivamente saranno 17 alla fine, a fronte di ben 229 tentativi dal campo, tra cui 84 triple). A 23 secondi dal termine Andrew Wiggins porta i suoi sul -3 con un’eccezionale schiacciata su rimbalzo d’attacco. 7 secondi dopo, una rimessa contesa da entrambe le squadre viene assegnata – dopo un’opportuna consultazione dell’instant replay – a Team Usa, che riesce a chiudere la partita negli ultimi scampoli di gara: finisce 157-154.
L’MVP di quest’edizione del Rising Stars va a Zach LaVine, autore di una solida prova da 30 punti, 7 rimbalzi e 4 assist in 23 minuti di utilizzo: tra i migliori statunitensi anche Booker (23 punti), Clarkson (25), Towns (18 + 7 rimbalzi) e D’Angelo Russell (22 + 7 assist), mentre tra le fila del Resto del Mondo brillano Porzingis (30 punti), Wiggins (29), Mudiay (30 + 10 assist) ed Hezonja (19 + 10 rimbalzi).