Kyle Lowry (Toronto Raptors)
Il due volte All-Star è stato a lungo uno dei giocatori maggiormente deludenti nei Playoffs non solamente per quanto riguarda la Eastern Conference, ma l’intera NBA. Per diverse partite i Raptors hanno così dovuto fare i contri con le polveri bagnate dell’intero backcourt titolare, viste le difficoltà incontrate anche da DeMar DeRozan: a partire da gara-3, però, Lowry ha saputo ritrovare un po’ dello smalto perduto, conducendo i canadesi al primo approdo alle Conference Finals nella loro storia. Nel complesso, le sue cifre sono comunque state buone (23.4 punti, 5.9 assist, 5.4 rimbalzi, 2.6 rubate e 2.7 triple) sebbene con una percentuale dal campo non certo esaltante (40%)
Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers)
Dopo quella contro i Detroit Pistons, ancora una serie più che positiva per il prodotto di Duke, sicuramente voglioso di rivalsa dopo l’infortunio al menisco patito in gara-1 delle scorse Finals. Il numero 2 dei Cavaliers ha viaggiato a 21.3 punti, 6.3 assist, 1.3 rubate e 3.0 triple, limitandosi a sole 1.8 palle perse e tirando col 48% dal campo, il 67% da tre e l’87% ai liberi. Le sue doti di realizzatore affidabile e di mago del ball handling gli hanno fatto vincere in scioltezza il confronto diretto con Jeff Teague e Dennis Schroeder: Lowry e i Raptors sono avvertiti.
Dwyane Wade (Miami Heat)
Un Wade così continuo nei Playoffs, a 34 anni e dopo i guai fisici che lo hanno interessato nelle ultime stagioni, era difficile da immaginare. Tuttavia, la quinta scelta del Draft 2003 ha messo in mostra uno stato di forma scintillante, attestandosi su cifre importanti (23.9 punti, 5.9 rimbalzi, 3.6 assist con il 47% dal campo, il 77% ai liberi e un ottimo 50% da tre) e diventando la guardia ad aver totalizzato il maggior numero di stoppate nella storia dei Playoffs: campione senza età.
LeBron James (Cleveland Cavaliers)
Gli aggettivi adatti a descrivere la grandezza del nativo di Akron sono terminati ormai da tempo. Nella riedizione delle Finali di Conference dello scorso anno, i poveri Atlanta Hawks si sono dovuti nuovamente inchinare allo strapotere di James, letteralmente dominante con i suoi 24.3 punti, 8.5 rimbalzi, 7.8 rimbalzi, 3.0 rubate, 2.0 triple col 51% dal campo e il 42% da tre : unico neo il 59% tenuto ai tiri liberi, debolezza che di tanto in tanto torna a tormentare King James.
Paul Millsap (Atlanta Hawks)
Il giocatore di maggior talento della franchigia della Georgia non ha reso secondo le aspettative, affondando infine assieme ai suoi compagni di squadra contro i troppo superiori Cavaliers. Le sue pur discrete statistiche (17.3 punti, 10.3 rimbalzi, 1.5 rubate, 1.8 stoppate) sono però state deturpate da delle percentuali totalmente da dimenticare: 39% dal campo, 23% da tre e 76% ai tiri liberi. La prossima free agency sarà di vitale importanza per il futuro di Atlanta e di Millsap, che meriterebbe un ruolo di primo piano in una contender.