“SOMOS TODOS IGUAIS, SOMOS TODOS MACACOS. RACISMO NÃO!!!!! We are all monkeys, we are all the same. Say no to racism” e ancora “#somostodosmacacos #weareallmonkeys #somostodosmonos #totssommonos“. Due tweet, una pioggia di hashtag e un mare di retweet: anche Neymar scende in campo per sostenere il compagno di club e nazionale Dani Alves, vittima ieri sera di un grottesco episodio, che ci porta a usufruire del calendario per pensare che siamo nella Spagna del 2014. Minuto 75 di Villareal-Barcellona, partita poi terminata 2-3 per i blaugrana: Alves, che stava per battere un calcio d’angolo, con una certa prontezza ha afferrato la banana, l’ha sbucciata e l’ha mangiata, per poi pulirsi le mani e continuare a giocare.
Già in passato Alves si era lamentato pubblicamente per alcuni cori razzisti – che simulavano il verso di una scimmia – avvenuti durante Real Madrid-Barcellona nel gennaio del 2013: ai tempi disse che “queste cose continuano ad accadere, nonostante ci sia gente che le combatte. Sono in Spagna da dieci anni e sono successe dal primo giorno in cui sono arrivato“. Ieri ha battuto il razzismo con immagini che hanno già fatto il giro del mondo. Un gesto semplice, che ha irriso la banale stupidità di chi si è macchiato del lancio e ha magari perso l’occasione per fare una cura di vitamina A: Neymar, ritratto con suo figlio nell’atto del mangiare una banana, ha indirettamente consigliato al poco ilare lanciatore una bella cura di fosforo. Come biasimarlo?