Nel Paese dove la povertà è, purtroppo, in crescendo, un portiere di calcio, attualmente disoccupato, ha fatto la differenza. Sembrerebbe un discorso ironico, ma non è così. Ieri, al termine di Brasile-Messico, gara valevole per la seconda giornata del gruppo A di questo emozionante Mondiale, tutti si sono inchinati alla bravura di Guillermo Ochoa. L’estremo difensore messicano ha 28 anni, nell’ultima stagione ha giocato in Francia, nell’Ajaccio, compagine retrocessa in Ligue 2 nonostante le prestazioni al di sopra della media dell’agile calciatore. Tutto il popolo brasiliano, al termine del match, ha imprecato contro il portiere dalla folta chioma, che ha salvato i suoi in ben sei occasioni.
Sconosciuto fino a poche ore fa, Ochoa è diventato improvvisamente uomo mercato anche grazie al Barcellona che, giorni fa, lo ha rifiutato senza nessun problema, preferendo come vice di Ter Stegen, un giovane della “cantera”. Si sussurra che sulle tracce del classe ’85 ci sia il Marsiglia di Marcelo Bielsa, ma è ancora presto per parlare di interessamenti, trattative, ingaggi, perché Ochoa, almeno per il momento, vuole fare bene con la maglia della propria nazionale, ancora in corsa per la qualificazione agli ottavi di finale. Due stagioni fa, fu vicinissimo al Milan, con Galliani che, all’improvviso, decise di tenere Abbiati e Amelia, puntando sul giovanissimo Gabriel, brasiliano di nascita.
Proprio la nazione verdeoro, questa mattina, si è svegliata con l’incubo Ochoa. Lui, elemento senza un lavoro, eroe nella nazione dove il 20% dei cittadini brasiliani abita nelle scomode favelas. Un dato sconcertante se si considera la forza economica del Brasile. Oggi, però, questi dati passano in secondo piano. Ochoa, 28 anni di Guadalajara, potrà anche rimanere disoccupato, ma non ditelo dalle parti di Rio De Janeiro, dove “Memo”, il suo soprannome, è nella testa persino di Pelè.