Partiamo da una considerazione imprescindibile: quello che sta accadendo a Bari, in questa stagione sportiva, non ha precedenti nella storia del calcio.

Tutto comincia nell’estate scorsa, quando fallisce l’ennesima trattativa per la cessione societaria. Tutto sembra già concluso ma, come spesso è accaduto negli ultimi anni, il Bari rimane saldamente nelle mani della famiglia Matarrese. Con il prevedibile malcontento tra la tifoseria, disillusa ed amareggiata dopo le umiliazioni patite nel recente passato. Il ds Angelozzi, con la logica dell’autogestione, riesce comunque ad imbastire una squadra in grado di competere nel difficile torneo cadetto. Ai punti di penalizzazione per il mancato rispetto degli adempimenti nei termini previsti non ci fa più caso nessuno, sembrano diventati la normalità per la malandata società di via Torrebella. Ad ottobre viene ingaggiato il club manager Gianluca Paparesta, con l’arduo compito di provare a far galleggiare una barca che però sta affondando. L’ex arbitro ci prova disperatamente e contatta nuovi potenziali acquirenti, ma il tempo stringe e la situazione debitoria è ormai insanabile. A febbraio, il commercialista barese getta la spugna ed auspica, pubblicamente, la soluzione dell’autofallimento. Nel frattempo i creditori dell’As Bari, giustamente preoccupati, decidono di adire le vie legali e così accade, incredibile ma vero, che il cartellino dell’attaccante Galano venga pignorato dalla Wyn Consult, l’azienda che gestisce la sicurezza dello Stadio San Nicola. Il fallimento è la conseguenza inevitabile di questa situazione: la famiglia Matarrese è in difficoltà economiche, chiede il concordato preventivo con riserva per le proprie aziende e decreta, dopo 37 anni di gestione, l’epilogo dell’Associazione Sportiva Bari.
È la fine di un’epoca. I tifosi biancorossi esultano, ma il difficile comincia adesso. Lo straordinario lavoro dei professionisti designati dal Tribunale di Bari permette di espletare la procedura fallimentare in tempi record ma il 18 aprile, incredibilmente, la prima asta viene dichiarata deserta. Gianluca Paparesta ci prova ancora, ma gli investitori indiani che lo sostengono non sono in grado di produrre l’assegno circolare necessario all’aggiudicazione del titolo sportivo.
In tutto questo, in campo accade l’impensabile. Nonostante la precaria e delicatissima questione societaria, la squadra moltiplica le forze e, in modo semplicemente encomiabile, comincia a collezionare una serie impressionante di risultati positivi. Si temeva la retrocessione in Lega Pro ma, nonostante i punti di penalizzazione, questo gruppo di ragazzi straordinari si porta ai margini della zona playoff. In città riesplode l’entusiasmo sopito e la voglia di tornare a gioire per la propria squadra del cuore, il San Nicola torna a riempirsi e vengono stracciati tutti i record di presenze della serie B.

La situazione, adesso, è quanto meno surreale. A meno di ventiquattro ore dalla seconda asta, traspare un diffuso pessimismo. Tra improbabili scoop giornalistici e inevitabili voci di corridoio, la nostra sensazione è che possa esserci un’altra fumata nera. Che farebbe addensare nubi nerissime sul futuro del Bari, considerando i risicati tempi tecnici a disposizione per l’iscrizione al prossimo campionato. L’unica scelta possibile, per tifosi e addetti ai lavori, è quella di vivere alla giornata. Domani l’asta, martedì la trasferta di Carpi. Comunque vada, si tratta di una delle settimane più importanti nella storia del Bari calcio.