Può un contratto da operaio valere più di quello di un calciatore professionistico? Se faceste questa domanda a Michele Pini, 29enne (ex) terzino sinistro del Lumezzane, formazione bresciana militante nel girone A di Lega Pro, la risposta sarebbe: “sì”. Poco più di una settimana fa, il difensore originario di Cignano, alla vigilia della sfida con il Real Vicenza, ha spiegato la sua clamorosa scelta a compagni di squadra e dirigenza: “Vado a lavorare in fabbrica”. Non una replica ironica a raccogliere l’invito di qualche tifoso arrabbiato per i risultati, ma una scelta di vita: da lunedì prossimo non si presenterà più alle sedute di allenamento con i compagni, per iniziare la sua nuova avventura in una fabbrica di Manerbio, che si occupa stampi in alluminio per la termoformatura. Contattato telefonicamente a casa sua, Pini ci racconta di una decisione “presa in tempi celeri, senza pensarci tantissimo: al mister l’ho detto il giorno prima della partita ed è andata così”.

Pini guadagnerà esattamente la stessa cifra che portava a casa come calciatore, vale a dire circa 2mila euro al mese, ma a cambiare sono le prospettive. ”Sono andato a prendere le ultime carte e credo comincerò la settimana prossima. Mi ha colpito l’eco mediatica che ha avuto la mia storia, ho letto anche di qualcuno che mi ha definito coraggioso: non è così, ho semplicemente guardato al futuro. Il calcio italiano è in crisi e occorre guardarsi intorno, soprattutto in Lega Pro”. Parole dette da chi tra Cremonese, Lumezzane (sette stagioni complessive) e Castiglione ha messo insieme 204 presenze tra i professionisti, ma non ha esitato a voltare pagina: “E’ stata una cosa molto rapida, ne ho parlato con mia moglie e abbiamo deciso che era giusto così”. Parole che cozzano con l’idea del calcio come gabbia dorata che molti pregiati (ex) colleghi di Pini vivono, e che hanno toccato anche i suoi vecchi compagni: “Molti sono rimasti stupiti, poi mi hanno capito, si sono messi nei miei panni”. La passione per il pallone non abbandonerà però la sua vita: “Vorrei continuare a giocare nel dilettantismo, potrò farlo a partire dall’anno prossimo”.

Non solo sponsor, lusso e bella vita: il calcio è anche i tanti volti illusi dei giovani di Lega Pro. “Ne ho conosciuti tanti-spiega Pini-che sono rimasti scottati e oggi si trovano con una vita da ricostruirsi e con situazioni difficili, forse anche per effetto di affrettate riforme e di scelte sbagliate”. Non solo favole come Torricelli, che nel 1992 passò dalla D alla Juventus, ma anche tanti ex calciatori che devono riciclarsi: secondo la Figc sono 30mila oggi gli ex calciatori disoccupati. Pini ha preferito non correre questo rischio tra qualche anno e abbandonare un tempo indeterminato come quello del calciatore a un posto fisso. “Pentirmi? Non penso che succederà. La fabbrica non è un mondo nuovo per me, ci andavo da piccolo con mio padre: è stata una scelta che avrei dovuto fare magari tra qualche anno, ma ho preferito anticipare i tempi. Resterò un tifoso del Lumezzane, questo è certo”.
(Twitter: @GuerraLuca88)