Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)
Il 27enne nativo di Long Beach si è ritrovato a vestire i panni – considerate le recenti difficoltà al tiro incontrate da Kevin Durant – del vero trascinatore dei Thunder nella serie contro i Dallas Mavericks. Westbrook ha viaggiato a 26.0 punti, 11.2 assist, 7.2 rimbalzi, 1.6 rubate con il 46% dal campo, il 38% da tre punti e il 76% ai tiri liberi, cifre impressionanti ma sostanzialmente in linea con quanto messo in mostra nel corso della regular season: tutto ciò potrebbe però non bastare nell’incrocio contro i San Antonio Spurs.
Klay Thompson (Golden State Warriors)
La prolungata assenza dal parquet di Stephen Curry, martoriato in quest’inizio di post-season dagli infortuni a caviglia e ginocchio, ha permesso da un lato l’exploit di giocatori solitamente di secondo piano (Shaun Livingstone su tutti, ma anche Ian Clark) dall’altro il salto di qualità degli altri due All Star presenti nel roster dei californiani, vale a dire Draymond Green e Klay Thompson. Quest’ultimo, spesso vittima di critiche feroci riguardanti le sue prestazioni altalenanti nel corso dei Playoffs, ha reagito particolarmente bene alle maggiori responsabilità richiestegli: 23.4 punti, 4.2 rimbalzi, 3.4 assist, 1.4 rubate, 3.8 triple con il 45% dal campo, il 44% da tre e l’86% ai liberi. A sorpresa, lo strabordante talento offensivo di Curry potrebbe non servire realmente agli Warriors fino alle Conference Finals.
Kawhi Leonard (San Antonio Spurs)
Lo sweep messo a segno – apparentemente senza sforzo alcuno – dagli Speroni sui derelitti Memphis Grizzlies ha fatto sì che le eccezionali performances realizzate dal volto futuro (e presente) della franchigia texana venissero poste in secondo piano. Sebbene Randolph e compagni non rappresentassero il più ostico degli avversari, Leonard ha comunque messo assieme numeri di assoluto rispetto (21.5 punti, 4.8 rimbalzi, 2.8 rubate, 2.8 triple e 2.8 stoppate) il tutto eseguito con percentuali irreali: 53% dal campo, 61% dall’arco dei tre punti e 94% dalla linea della carità.
Dirk Nowitzki (Dallas Mavericks)
La leggenda di Wurzburg si avvia ormai verso le ultime stagioni della propria sfolgorante carriera, durante le quali, tuttavia, molto difficilmente Dallas sarà in grado di mettere assieme nuovamente un roster capace di puntare alle Finals come nel 2011. Nel confronto impari con i Thunder di Westbrook, Durant & compagni, WunderDirk è stato l’àncora attorno alla quale si sono stretti i propri compagni, come testimoniato dai suoi 20.4 punti, 4.8 rimbalzi con il 49% dal campo, il 36% dalla lunga distanza e il 94% ai tiri liberi. Cifre non certo roboanti di per sé stesse, ma di massimo rispetto quando il loro autore ha già oltrepassato la soglia dei 37 anni.
Mason Plumlee (Portland Trail Blazers)
Se CJ McCollum è stato la vera rivelazione della regular season dei Trail Blazers, la serie di Playoffs che ha visto Portland opposta ai Los Angeles Clippers è stata segnata in modo indelebile dal sorprendente lungo ex-Brooklyn Nets. Il 26enne cresciuto a Duke sotto la guida di coach Krzyzewski, pur a fronte di percentuali rivedibili (46% dal campo e 70% ai liberi) ha saputo ottimizzare le proprie abilità con 8.0 punti, 13.2 rimbalzi (3° in tutti i Playoffs) e ben 5.7 assist, contribuendo indiscutibilmente all’upset nei confronti dei Clippers azzoppati dai guai fisici.