Nacque sotto il fascismo, diede l’annuncio della fine della seconda guerra mondiale, consentì, con le parole e la musica, a tanti italiani di imparare la lingua e di sentirsi un po’ più uniti con un altro mezzo di comunicazione di massa, oltre ai giornali di carta. Fu l’inizio di un nuovo modo di fare informazione, immediato e veloce. Poi venne la televisione e poi ancora il web e in tanti l’avevano data per morta o per sorpassata. Lei però ha continuato a resistere e ora è più viva che mai: con quella possibilità che lascia alle persone di immaginare la realtà, la radio è diventata negli anni una compagna di vita quotidiana. Il debutto: era la sera del 6 ottobre 1924 quando per la prima volta la voce della radio si affacciò nelle case degli italiani. Alle 21 la violinista Ines Viviani Donarelli fece il primo annuncio presentando il Quartetto in La maggiore, Opera 2, di Haydn.

La Rai non c’è ancora, la concessionaria è l’Unione Radiofonica Italiana (poi Eiar) e l’Agenzia Stefani è l’unica fonte delle notizie. Con le cronache del regime, negli anni ’30, nasce la diretta e lo sport invade le case gli italiani: Nicolò Carosio accompagna la nazionale alla vittoria dei Mondiali di calcio del ’34 e del ’38. C’è anche lui, nel ’59, quando parte ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, trasmissione immortale che raggiunge i 25 milioni di ascoltatori, rendendo indelebili le voci, tra gli altri, di Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Beppe Viola, Nando Martellini.

Sandro Ciotti impegnato in radiocronaca
Sandro Ciotti impegnato in radiocronaca

Oggi si affermano emittenti radiofoniche come Rtl 102,5, Radio Dj, Radio 105, Rds e trasmissioni come ‘Lo Zoo di 105‘, ‘Deejay chiama Italia‘, i programmi di Amadeus e Albertino, capaci di miscelare canzoni e intrattenimento, o come ‘La Zanzara‘ e ‘Un Giorno da pecora‘, irriverenti e ironiche. Così la radio continua a vivere, attirando tanti ascoltatori (secondo le ultime stime sono 35 milioni in Italia), molti giovanissimi. Un pubblico che le tv generaliste vanno invece pian piano perdendo.