Lo sport, a volte, ci regala delle storie davvero imprevedibili. E quella di Andrea Raggi, difensore italiano di 30 anni, non lo è da meno. Poco più di due anni fa, Raggi poteva essere tranquillamente essere considerato uno scarto della serie A. Non per cattiveria o scarsa considerazione ma, semplicemente, constatando il rendimento altalenante delle precedenti stagioni.
Dopo quattro campionati a buoni livelli con la maglia dell’Empoli, nel 2008 viene ceduto al Palermo per la cifra record di sette milioni di euro. Il trasferimento in Sicilia si rivela un autentico disastro, con la miseria di due presenze complessive totalizzate in campionato. Di lui, il vulcanico presidente rosanero Zamparini disse: “Diciamo che non è stato proprio un affare. Raggi da noi era un bidone e non a caso, per due anni, l’ho regalato in giro pagandogli addirittura lo stipendio“. E infatti, nelle stagioni successive Raggi colleziona esperienze in prestito, quasi tutte negative: Sampdoria, Bologna (due volte) e Bari senza mai lasciare il segno.
Ho conosciuto Andrea a luglio 2010, durante il ritiro precampionato del Bari a Ridanna. Ragazzo veramente umile, simpatico e su cui Giampiero Ventura faceva molto affidamento, dopo essersi privato di due pilastri difensivi come Bonucci e Ranocchia. Ma quella stagione fu un vero disastro sia per la squadra (retrocessa e coinvolta nello scandalo scommesse) che per Raggi e il difensore, tra infortuni e prestazioni obiettivamente incerte, deluse ampiamente le aspettative.
A maggio 2012, il jolly difensivo nato a La Spezia è svincolato. A sorpresa, nel momento più difficile della sua carriera, giunge la chiamata del Monaco di Claudio Ranieri, nobile decaduta che sta allestendo una squadra competitiva per risalire subito in Ligue 1 dopo l’onta della retrocessione. Il giocatore accetta ovviamente con entusiasmo, riuscendo a strappare un biennale da 1,2 milioni di euro che provoca l’invidia di molti suoi colleghi. In pochi credono che Raggi possa trovare spazio in una formazione che annovera giocatori di categoria superiore, eppure Andrea nel Principato conosce una seconda giovinezza calcistica. Gioca sempre titolare, segna gol importanti, si fa apprezzare da pubblico e addetti ai lavori. Quello che sembrava un calciatore finito si trasforma in una pedina insostituibile, capace di trovarsi perfettamente a suo agio al fianco di campioni del calibro di Falcao e James Rodriguez, solo per citarne un paio. In questa stagione arriva addirittura la soddisfazione dell’esordio in Champions League, e il suo Monaco non sfigura affatto qualificandosi per gli ottavi di finale (in questo video la colorita esultanza al termine della decisiva partita contro lo Zenit).
Raggi, oggi, è un uomo felice ed un atleta realizzato. Ha finalmente trovato la sua consacrazione, “benedice” la scelta di trasferirsi all’estero e non rimpiange affatto l’Italia. Lo confessa lui stesso alla Gazzetta dello Sport: “Mi mancano amici e famiglia. Non di certo le polemiche e lo stress permanente. Ci ho perso pure i capelli in Italia. Scherzo, ma da fuori capisci quanto nocivo sia quel clima per l’immagine del nostro campionato“. Con un sogno segreto da realizzare, quello della Nazionale: “La speranza c’è sempre, ma la chiamata la devo sudare. Conte è un grande allenatore e il fatto che abbia chiamato Pellé, con cui giocai l’Europeo Under 21 in Olanda nel 2007, dimostra non solo che segue tutti, ma che sceglie sul merito. Sarebbe bellissimo cantare l’inno di Mameli con la maglia azzurra, anche solo una volta“.
Complimenti ad Andrea Raggi che, con umiltà e tenacia, ha saputo prendersi la rivincita su tutti i suoi detrattori. In bocca al lupo per il prosieguo della carriera.