Rio Antonio Mavuba è un ottimo centrocampista, nazionale francese convocato da Didier Deschamps per disputare i Mondiali in Brasile. Scritto così, sembrerebbe il classico racconto di un calciatore divenuto famoso con quattro calci a un pallone, ma la realtà è ben diversa. Dietro il ragazzotto di 30 anni si nasconde una storia toccante e molti significativa. L’8 marzo del 1984 Mavuba nacque in mare, in una zona tra l’Angola e lo Stretto di Gibilterra, durante il fuggi-fuggi generale dovuto alla guerra civile in atto nel paese africano. La mamma, Thérèse, con l’aiuto del marito Mafuila Mavuba, calciatore dello Zaire che partecipò ai Mondiali del ‘74, mise alla luce il piccolo e grazioso Rio Antonio, visibilmente infreddolito per le correnti gelide che spiravano sul battello diretto in Francia, a Marsiglia.

Molti sconsigliarono il viaggio alla coppia ma, Mafuila e Thérèse non vollero sentire storie, salendo su quel barcone che li avrebbe dovuti portare lontano dalle armi e dagli scontri che si susseguivano per le strade dell’Angola. Appena arrivati nel Paese transalpino, i tre ottennero la posizione sociale di rifugiati politici. La vita di Mavuba, comunque, già iniziata in salita e tra molte difficoltà, ebbe un seguito triste a causa della morte di entrambi i genitori, avvenuta quando il ragazzo dagli occhi buoni aveva meno di 14 anni. La legge francese, come se non bastasse, fino al 20° anno di età non riconobbe la cittadinanza del “coloured” che rimase apolide per molto tempo. Ottenuta finalmente la nazionalità transalpina, però, Mavuba scoprì che sul proprio passaporto, alla voce “luogo di nascita”, compariva la scritta “Né en mer”, ovvero nato in mare perché venuto alla luce nelle acque dell’Oceano Atlantico.

Grazie al calcio, la sua grande passione, dall’età di 7 anni Mavuba iniziò a giocare nelle giovanili del Bordeaux prima di trasferirsi nel 2007 al Villarreal. Poi ancora Francia, con il Lille che lo prelevò nel 2008 per rinforzare la sua rosa. Con la maglia dei “Mastini” fino a questo momento ha vinto una Ligue 1 e una Coppa di Francia. Adesso, il classe ‘84, per la prima volta, partecipa a un Mondiale, proprio come il papà, per tenera alto l’onore della Francia. Ma questa è un’altra storia, il calcio qui c’entra poco, con un ragazzo che ha vissuto un’infanzia difficile e ricca di insidie capace, però, di rialzarsi e vivere col sorriso, nonostante tutto.