Il sacro misto al profano contro l’impresa storica. La finale di questa sera non è una semplice finale. È l’esaltazione di un percorso particolare, di qualcosa che segnerà a vita la storia della Coppa del Mondo. Anche tra 150 anni qualcuno racconterà Brasile 2014. Perché comunque vada a finire resterà un Mondiale tracciato seguendo linee guida pazzesche, pesanti umiliazioni, la crisi nella Nazione ospitante, le matricole stile Costa Rica ed una finale degna della grande e sorprendente competizione che è stata. Questa sera può vincere l’Argentina, che dunque profanerebbe l’ambiente sacro del Maracanà, marchiato (o macchiato) a vita dai colori dell’Albiceleste. E un’umiliazione del genere, per i brasiliani, sarebbe forse anche superiore a quella della semifinale persa (per usare un eufemismo) contro la Germania. Ma questa sera possono vincere anche i tedeschi, che per i più restano tra i favoriti. Loro possono scrivere la storia. Loro possono essere i primi europei a vincere un Mondiale in terra sudamericana. Un’impresa non da poco, solo sfiorata dall’Italia nel 1970.
Comunque vada resterà un Mondiale da raccontare. Con un finale lungo, entusiasmante ed emozionante. Almeno per chi ama il calcio.