Come sono lontani i tempi della storica immagine che ritraeva il passaggio della borraccia tra Fausto Coppi e Gino Bartali. In un’edizione del Giro d’Italia funestata dalle cadute, una delle più gravi causata proprio dall’obiettivo molesto di una macchina fotografica, si torna a parlare di foto e nello specifico di selfie. Qualcuno dirà che è inevitabile nell’era dei social network, degli smartphone e dei tablet, ma di certo non è usuale che un corridore si fermi nella fase clou della corsa per farsi immortalare in uno scatto (perdonateci questo termine antico). È accaduto ad Eugenio Alafaci, 25enne ciclista di Cantù che corre per il team Trek Factory Racing. A due chilometri dal traguardo di Campitello Matese, splendida località sciistica del Molise, Alafaci ha visto a bordo strada un caro amico e…non ha resistito alla tentazione di un bel selfie, pubblicato subito dopo l’arrivo sul proprio profilo Twitter.
Non è difficile immaginare che l’esempio di Alafaci venga seguito molto presto da altri ciclisti. D’altronde, è innegabile che la moda (o mania, se preferite) dei selfie abbia contagiato praticamente tutti gli sport. Ce ne faremo una ragione.