La perfezione non esiste. Vero, ma ci sono quattro giocatori che ci sono andati davvero molto vicino: parliamo di Sergio Llull, Rudy Fernandez, Felipe Reyes e Sergio Rodriguez, capaci di vincere nello stesso anno Supercoppa, Copa del Rey, Eurolega, Liga ACB, Europeo e Coppa Intercontinentale: il sogno di ogni giocatore. E pensare che, sia con il club che con la nazionale, questi giocatori di livello assoluto hanno dovuto ingoiare bocconi amari, ma tanto tanto amari. Ad esempio a Maggio 2014 quando, dopo aver perso la finale di Eurolega 2013 contro l’Olympiacos, il Real Madrid si ripresentò all’atto finale del trofeo europeo più importante e più atteso. Il Maccabi Tel-Aviv, partito come sfavorito come i greci l’anno prima, completarono sul parquet del Forum di Assago la loro cavalcata inaspettata portando prima il Real al supplementare, per poi batterlo grazie all’MVP Rice.
Da quel momento, la squadra di Laso non giocò lo stesso basket scintillante del resto della stagione e a Giugno arrivò anche la sconfitta in Liga ACB contro l’eterna rivale, il Barcelona: l’allenatore Pablo Laso, in sedia a rotelle, abbandona il campo senza poter aiutare i suoi giocatori. E’ l’immagine di un fallimento, che per i quattro giocatori del Real diventa incubo quando una Spagna super favorita al secondo posto, da tutti indicata come l’unica possibile rivale di Team USA, perde a Madrid i quarti di finale contro gli acerrimi rivali francesi, in una partita giocata malissimo (solo 52 punti segnati) che poteva valere la fine di un’era.
Llull, Rudy Fernandez, Sergio Rodriguez (MVP della precedente Eurolega) e Reyes si avviano alla nuova stagione con tanto desiderio di rivalsa: si inizia bene, vinta la supercoppa battendo in finale il Barca. Nonostante la squadra si sia rinforzata con elementi di livello ed abbia un roster davvero competitivo, non c’è fiducia attorno all’ambiente, specie verso Pablo Laso, storico playmaker poi diventato quasi in maniera naturale allenatore; alcune sconfitte in Liga tra dicembre e gennaio sembrano poter spezzare il filo che lo tiene legato alla sua prestigiosa panchina: in caso di mancata vittoria della Copa del Rey, sono già caldi alcuni nomi per la successione, almeno così dice la stampa. Ed in finale contro i rivali di sempre la partita è in bilico fino alla fine: sul +2 a 1’ dalla fine il Real regala due super difese e, dopo una azione in attacco confusa, Rodriguez attacca il ferro, appoggia in sottomano e va ad abbracciare il suo allenatore. Il Real Madrid è tornato.
La squadra è maturata, sa che non serve soltanto fare una stagione regolare al massimo, specie se poi non si è cinici nei match decisivi. Spettacolari, con quei giocatori, lo è stata sempre; vincente, lo sta diventando adesso. Perché in Eurolega la squadra vince e convince e sopratutto perché le Final Four si giocano a Madrid, nello stesso campo dove a settembre, la Spagna tutta aveva visto un sogno svanire. La finale è ancora contro l’Olympiacos ed i senatori della squadra danno un segnale chiaro con la loro energia: poi ci pensa Jaycee Carroll a spaccare la partita; dopo 20 anni, Eurolega!
E adesso si vola, il triplette è ad un passo: quest’anno il Barcelona non ha scampo, finale vinta 3-0. Ma la stagione perfetta deve vivere il suo momento più intenso, l’Europeo. Perché la Spagna è forte ma il girone di Berlino è duro, ci sono tanti assenti e sembra ormai la fine di un ciclo; ma sopratutto perché i grandi campioni, quando feriti, non mollano mai. E nell’ultima partita del girone, contro la Germania, a Berlino, sono Llull e Rodriguez a spaccare in due la partita, prima che la Germania riuscisse a riportarsi a contatto e Schroeder sbagliasse il libero del pareggio e dell’overtime. Vero, se la Spagna ha vinto questo Europeo lo deve sopratutto a Pau Gasol, ma è impossibile non valutare il lavoro dei giocatori del Real: Reyes, il compagno di camera di Pau, solido come non mai, uno che è come il vino, migliora col passare del tempo; Rudy, con problemi alla schiena per tutta la seconda fase, ritorna in finale e mette anche lui il timbro; Llull e Rodriguez, giocatori diversi tecnicamente ma con punti di contatto: non solo il nome, ma anche la voglia, la grinta, i nervi saldi. E con uomini così è più facile vincere le battaglie epiche, come quella che a Lille ha portato la Spagna in finale, battendo la Francia, la grande rivale, forse la vera finale visto che la Lituania, dopo le imprese contro Italia e Serbia, è arrivata scarica al gran ballo.
Ma non è ancora finita, il calendario Fiba è crudele e quindi c’è poco tempo per festeggiare: si vola in Brasile, per giocarsi nella doppia sfida contro il Barau la Coppa Intercontinentale. All’andata i brasiliani si scatenano da tre e vincono di 1, a Madrid non c’è scampo nonostante la stanchezza: hanno quasi tutti giocato l’Europeo, qualcuno i Fiba Americas, Maciulis ha perso la finale dell’Europeo contro i suoi compagni; chiunque avesse vinto, almeno un giocatore Real ce l’avrebbe fatta. Sarebbe tutto perfetto, ma Malaga, sabato, ha interrotto la loro striscia vincente, battendo il Real nella semifinale della Supercoppa. Ma pazienza, la storia era già stata scritta. E’ finita? Neanche per scherzo, i nostri quattro ragazzi sono pronti a nuove sfide: in Spagna sono ancora i favoriti, in Europa sembrano avere, assieme al Fenerbahce, una marcia in più e sopratutto c’è l’Olimpiade, dove la Spagna, neanche a dirlo, sarà protagonista.