Gli stadi italiani sono sempre più vuoti (Ansa)

Il calcio italiano è in crisi. Frase detta e ridetta un sacco di volte, da addetti ai lavori e non, che, purtroppo, non trova seguito in fatti positivi in grado di risolvere, o quantomeno fermare, l’emorragia del mondo pallonaro del Belpaese. Problemi di sponsor, aumento dei prezzi, spettatori in calo. La Serie A sembra l’anziana donna che va a fare la spesa tra molte difficoltà economiche, non mollando, comunque, di un centimetro. Di sponsor sulle varie maglie ufficiali nemmeno l’ombra, con 7 società su 20 “in bianco” che stridono con il resto dei campionati europei (Spagna, Germania e Inghilterra) dove quasi tutte le compagini hanno un marchio affisso sulle rispettive t-shirt. Perché tutto questo? Con i molti “fattacci” che hanno caratterizzato il calcio italiano, le aziende, soprattutto quelle più potenti, vanno a investire in altri Paesi, dove quella palla di cuoio produce gioia e non polemica.

Un dato che deve far riflettere, anche perché, se andiamo a indagare sugli spettatori negli stadi, notiamo un calo sostanziali per la maggior parte dei club che, tranquillamente, alza i prezzi come se non ci fosse un domani. Stando al “Corriere della Sera”, la nostra Serie A registrerà un 56,6% di tifosi presenti sui fatiscenti impianti sportivi contro il 96% della Bundesliga. Una differenza sostanziale da mettersi le mani nei capelli. Non va benissimo nemmeno per la Tim, azienda che “cede” il suo marchio pagando “solo” circa 15 milioni all’anno alla Lega di A. Quel solo, messo tra virgolette, è causato dalla Barclays, che sponsorizza la Premier League versando 50 milioni di sterline. Siete ancora sicuri che la Serie A sia il torneo più bello e difficile del mondo? Io direi da quarto mondo…