La prima domanda che mi ha assalito quando ho letto la notizia che questa sarebbe stata l’ultima stagione di Gerrard sotto la Kop è stata: perché? Poi mi sono reso conto che certe cose non hanno una causa, né quando cominciano né quando finiscono: semplicemente esistono perché sono destinate ad esistere. E sono perfette così come sono, ogni loro sfumatura fa parte di un disegno che non sempre è facile comprendere. Infatti oggi, seppure bombardato da immagini d’annata di un ragazzino che subentra a Heggern il 29 novembre 1998 contro il Blackburn, di un giovane che delizia nella storica stagione del treble (2000/01), di un capitano che alza quasi incredulo una Coppa Campioni clamorosa nella notte di Istanbul, l’immagine che più torna è lo scivolone della scorsa stagione contro il Chelsea, che aprì il campo a Demba Ba, regalando di fatto la Premier League al Manchester City, già battuto in quella gara che divenne memorabile proprio per quel discorso fatto ai compagni da Gerrard al 90′. Destino crudele e splendido direbbe qualcuno, perché la perfezione non è un concetto astratto né tantomeno perfetto appunto, ma quanto più di reale possa esistere. E cosa c’è di più vero che una caduta in mezzo a tante vittorie, di una lacrima in mezzo a tante gioie? Quello scivolone che ha negato a Gerrard l’unico trofeo che gli manca e che manca al Liverpool da 25 anni, ci consegna una storia umana, senza lieto fine, ma comunque unica e bellissima. Perché non troverete un solo tifoso dei Reds che incolperà Steven per quello scivolone. Troppo è l’amore che lega il ragazzo cresciuto nel Merseyside e da sempre tifoso di quel colore alla gente di Liverpool. Un amore esclusivo, che in passato ha resistito agli attacchi del Manchester United (quando Gerrard era poco più che un ragazzino) e soprattutto del Chelsea: nell’estate 2004 il passaggio dal Red al Blue sembrava cosa fatta, con tanto di maglie incendiate: l’amore tradito è anche questo. Poi Benitez lo convinse a restare: il gol del 3-1 contro l’Olympiakos nella fase a gironi della Champions League che poi il Liverpool avrebbe vinto, è l’ennesima prova che certe volte il destino non ammette discussioni. Ogni grande storia d’amore deve superare una prova decisiva e da quel momento in poi il futuro di Gerrard a Liverpool non sarà mai più messo in discussione, sebbene le offerte allettanti non gli siano mancate. E come poteva essere altrimenti? Il legame tra questo club e il numero 8 ha anche un risvolto tragico, quello della tragedia di Hillsborough, dove il piccolo Steven perse un cugino. Per questo non c’è da sorprendersi se adesso rinuncerà a squadre ben più prestigiose rispetto a quelle della MLS, come non ha fatto Lampard: impossibile sopportare di giocare contro la sua stessa vita. E il pensiero va subito ad Alessandro Del Piero, immaginando come sarà l’ultima partita ad Anfield. Quel giorno ci saranno lacrime e nessuno scivolone: quando Steven Gerrard si prenderà tutto quell’amore a testa alta, sarà perfettamente naturale. E non sarà la fine.