Il ritorno di Roberto Mancini avrà anche fatto tornare a sognare i tifosi dell’Inter ma evidentemente non è stato accolto nel migliore dei modi proprio da tutti. È il caso di Regina Baresi, figlia di Beppe e calciatrice della squadra femminile nerazzurra, che dal momento dell’annuncio ufficiale sembra quasi non riesca più a chiudere occhio, approfittando di ogni occasione per lanciare dichiarazioni al veleno nei confronti del neo allenatore dell’Inter.
Una storia semplice – 14 novembre 2014. La Serie A è ferma per gli impegni delle nazionali ed in casa Inter tutti sono orientati all’importante sfida contro i cugini rossoneri. Questo va avanti fino alla notizia più improvvisa ed importante della stagione che vede l’ufficializzazione da parte dell’Inter dell’esonero di Walter Mazzarri, in seguito ad alcune partite non al top sul piano del gioco, del risultato e di molto altro.
Immediata la scelta del successore, individuato in Roberto Mancini. Il tecnico di Jesi dopo le esperienze il Premier League ed in Turchia torna in Italia per cercare di far partire definitivamente la rinascita nerazzurra. Il tutto avviene tra l’euforia degli interisti sullo sfondo o almeno così sembra. Tra i nomi non proprio altisonanti dello staff del Mancio, non figura quello di una delle persone che hanno sicuramente fatto la storia dell’Inter, Beppe Baresi. Apriti cielo! La sua esclusione provoca un tripudio di tweet velenosi della figlia Regina, che da quel momento sembra proprio non riesca a tacere, o meglio, a non scrivere.
Nello specifico il tweet sotto la lente d’ingrandimento recita: “Ben tornato Mancini un c…”
Al malefico cinguettio segue una tanto scontata quanto inspiegabile intervista alla rivista patinata “Chi?” nella quale la calciatrice oltre a farsi conoscere, si diverte a vestire i panni del detective, svelando addirittura la motivazione che avrebbe portato il tecnico di Jesi a chiedere “la testa” del padre. “Non conosco i motivi del licenziamento. Mio padre, terminata la carriera di giocatore, ha ricoperto diversi incarichi. Prima di approdare in prima squadra, dove ha lavorato con Mourinho, Leonardo, Benitez, Ranieri Stramaccioni e Mazzarri, si occupava delle giovanili. Ci giocavano anche i figli di Mancini e pare che mio padre non li vedesse bene in campo. Chissà…”.
Il misfatto è svelato, Baresi paga (almeno secondo la figlia) la colpa di non aver fatto “sbocciare” i figli di Mancini nel settore giovanile interista.
La toppa – La toppa/risposta di Baresi senior arriva con un comunicato all’ANSA anche se con colpevole ritardo, distruggendo tutto il castello di accuse innalzato dalla figlia. “Non sono mai stato licenziato dall’Inter. Roberto Mancini è arrivato con un suo staff tecnico con il quale lavorerà sulla prima squadra. Alcune parole di mia figlia sul club e su Roberto Mancini sono state interpretate male e non sono sicuramente frutto del suo pensiero, mi dispiace per quello che è successo e me ne scuso” Il caso è chiuso. Il papà, dispiaciuto, si scusa per le gesta di una figlia davvero monella e poco regina.
In questa storia c’è praticamente tutto. C’è soprattutto un mix di imprudenza giovanile e pacatezza/saggezza tipica di chi ha una certa età. Ma ciò che più va alla luce è la facilità con cui Regina Baresi abbia iniziato a versare fango senza alcun motivo sul nuovo tecnico interista. Diciamocelo. Prove effettive che il licenziamento sia stato voluto da Mancini non ve ne sono e a ciò si aggiungono le dichiarazioni del diretto interessato che effettivamente ha chiarito di non essere mai stato licenziato.
Inoltre, come è giusto che sia, un tecnico è libero di portare con sé lo staff che preferisce, sta nel gioco del calcio, così come sta nel calcio che chi abbia sempre recitato un ruolo di prim’ordine possa finire nelle retrovie. E questo vale sia per i calciatori che per allenatori o preparatori.
Stupisce inoltre come la ragazza non abbia riservato un minimo di sensibilità nei confronti della vicenda e della società (in cui gioca dall’età di 12 anni, chissà grazie a chi…), quasi dimenticando di essere una giocatrice della squadra femminile della società, quindi dipendente a tutti gli effetti della dirigenza interista. Un simile atteggiamento che nel mondo lavorativo quotidiano avrebbe provocato il licenziamento (vero) in tronco della protagonista della vicenda, molto probabilmente si concluderà con un nulla di fatto. Per sua fortuna, l’ombra del papà tanto bistrattato dall’Inter e da lei tanto amato, ha giocato (ancora una volta) un ruolo importante ed il suo posto all’Inter non è mai stato così saldo. Una storia semplice, di semplice meritocrazia.