Oggi “Storie di pallone” non vi racconterà le gesta di grandi calciatori, e nemmeno le imprese di grandi squadre o di leggende del calcio. In questo appuntamento settimanale abbiamo deciso di parlarvi di un raccattapalle, anzi del raccattapalle più famoso d’Italia. Il suo nome è Domenico Citeroni, è nato a Montreal, poichè suo padre lavorava in una miniera di amianto proprio in Canada. Fin da quando era bambino ha una passione in fondo al cuore: l’Ascoli. Da ragazzo però non aveva i soldi per permettersi un biglietto dello stadio, e per questo ogni domenica mattina alle 10 si presentava puntuale al Del Duca, dove i primi dodici che arrivavano avevano la possibilità di essere reclutati da raccattapalle, e quindi poter assistere alla partita gratuitamente.
Nel campionato 1974/1975 l’Ascoli gioca per la prima volta in Serie A, e Domenico non ha intenzione di perdersi nemmeno un match della sua squadra del cuore. Per la prima volta poteva vedere da dietro la porta in carne ed ossa i campioni delle figurine Panini. Domenico aveva 16 anni, era uno come tanti fino a che un giorno, successe qualcosa che gli cambiò la vita. Era il 12 gennaio del 1975, al Del Duca si giocava Ascoli-Bologna, e i bianconeri ultimi in classifica erano in cerca di punti salvezza. Ad aprire le marcature è il Bologna con Landini ,a cui segue la rete del pareggio di Zandoli, poi si scatena Savoldi che ne fa due fissando il risultato sul 3-1. Non contento Savoldi, allo scadere del tempo regolamentare sta per siglare il quarto goal, la sua tripletta personale che gli consentirebbe di portarsi, come vuole la tradizione, il pallone a casa. Savoldi innescato da un lancio di Bulgarelli tira in porta, la palla passa sotto la pancia del portiere dell’Ascoli e oltrepassa la linea bianca. Sarebbe il goal del 4-1 ma Domenico che si trovava vicino al palo, d’istinto tira un calcio al pallone rimettendolo in gioco. L’arbitro Barbaresco pensa che il pallone abbia picchiato contro il palo e fa battere il calcio d’ angolo.
Citeroni racconta: “la partita terminò poco dopo, ma c’era agitazione sulle panchine e così me la sono squagliata. Ritornai a casa senza dire niente a nessuno e mi infilai nel letto senza nemmeno aspettare la Domenica sportiva, ma due giorni dopo trovai all’uscita di scuola tutti i giornalisti ad aspettarmi”. Da quel giorno Citeroni è diventato il raccattapalle più famoso d’Italia. Successivamente fu invitato alla Domenica sportiva dove strinse la mano a Beppe Savoldi che l’aveva presa bene, nonostante con quel gesto alla fine del campionato gli impedì di vincere la classifica marcatori per differenza di presenze con Pulici. Citeroni nonostante questo continuò a fare il raccattapalle al Del Duca. Due domeniche dopo ad Ascoli arrivò la Lazio campione d’Italia. “Prima della partita, Chinaglia mi chiamò in spogliatoio e mi disse in modo scherzoso: se avessi rubato un gol a me, ti avrei strozzato”.
Anche gli arbitri iniziarono a temere che Citeroni potesse rifare di nuovo quello scherzetto, ed è per questo che egli ricorda: “un giorno venne a cercarmi anche l’ arbitro che mi disse: Oggi, ragazzo te ne stai vicino alle panchine, addirittura un arbitro mi cacciò mostrandomi il cartellino rosso perchè perdevo troppo tempo nel ridare il pallone”. Alla fine del campionato l’Ascoli ottenne la salvezza e una parte del merito era anche sua. Fu lo stesso allenatore Mazzone, a dichiarare sui giornali che con quel gesto i calciatori avevano capito quanto i tifosi amassero la loro squadra. Quello fu l’ultimo anno di Citeroni da raccattapalle, la stagione successiva infatti egli la passò in curva a fare l’ultrà. Quel gesto però, rimarrà per sempre nella storia, e forse Citeroni sarà l’unico raccattapalle ad essere ricordato come si ricorda un calciatore famoso o un’impresa di una grande squadra.