Ci sono storie che vale la pena raccontare, storie che meriterebbero un posto in prima pagina ma troppo spesso finiscono presto nel dimenticatoio. Ci eravamo lasciati nel Millwall, un piccolo sobborgo della Londra sud-orientale, e da li ripartiamo per un viaggio di circa 120 chilometri verso nord-ovest, che ci porterà a Milton Keynes, una città del Regno Unito di circa 180 mila abitanti. Vi starete chiedendo perchè proprio qui, in uno dei sobborghi cui negli anni Ottanta, gli Style Council dedicarono una ballata che era una dissacrazione dei valori thatcheriani allora in auge: “Come to Milton Keynes”. Ebbene, il Milton Keynes, è tornato a far parlare di se qualche giorno fa, in occasione della partita di Football League Cup, vinta senza appello per 4-0 contro il Manchester United di Van Gaal, grazie alle doppiette di Will Grigg e Benik Afobe.

Un’impresa storica, inaspettata, costruita col sacrificio di giocatori sconosciuti, che per la prima volta nella loro vita hanno potuto affrontare i propri eroi, quelli di cui, quando eri adolescente, portavi fieramente il nome sulle spalle, o di cui imitavi qualche stravagante esultanza dopo una rete a calcetto con gli amici. Storie in cui la classe, la tecnica, i milioni, si inchinano davanti al carattere e alla grinta.

Ma la storia di questa società poco conosciuta, non è di nobile origine come si può pensare. A Milton Keynes il calcio non ha una lunga tradizione come è invece per la maggior parte delle città inglesi. La storia calcistica di questa città della contea di Buckinghamshire, ha inizio solo negli anni novanta, quando Pete Winkelman, un promoter musicale, decise di far edificare nella sua cittadina uno stadio, dove un club ufficiale potesse disputare le sue partite. Winkelman, dopo alcune trattative riuscì a convincere i proprietari del prestigioso Wimbledon F.C. (che allora era ospitato sul campo del Crystal Palace), a scegliere Milton Keynes come loro nuova sede. Nonostante le proteste dei tifosi, l’accordo giunse a conclusione e il 28 maggio del 2002, la Football Association autorizzò il trasferimento. I tifosi infuriati boicottarono le partite di casa del Wimbledon F.C., portandolo vicino alla bancarotta. Sull’orlo del fallimento, nel 2004 fu lo stesso Winkelman ad acquisire la società, cambiare nome, colori e stemma alla squadra che da quel momento diventò Milton Keynes Dons FC. è così, dalle ceneri del Wimbledon F.C. che ha inizio la storia calcistica di questa società e della sua città. Una Football League Trophy, e un campionato di League Two nel 2008 che valse la qualificazione in League One (la nostra Lega Pro per intenderci), sono questi i piccoli successi del Milton Keynes, allenato allora da Paul Ince e succeduto poi sulla panchina da una figura nota del nostro calcio: Roberto Di Matteo.

E i vecchi tifosi del Wimbledon FC? Loro non si sono mai arresi. Hanno portato a termine una lunga battaglia, organizzato provini per formare una nuova squadra e ristrutturato uno stadio. Hanno combattuto legalmente per recuperare i vecchi trofei, e sono tornati tra i professionisti col nome di AFC Wimbledon. Adesso militano in League Two, una categoria più in basso dei “cugini” che hanno incrociato in due occasioni. L’ultima si è disputata qualche settimana fa, proprio per decidere chi avrebbe sfidato lo United. Il risultato è noto, vittoria per i Dons, com’era già successo l’altra volta. I supporters del Wimbledon si son comunque presi la loro rivincita organizzando una cena collettiva nel vicino Ikea appena prima del match, pur di non lasciare una sterlina nello stadio di Winkelman. Insomma, una di quelle favole che meritano sicuramente un posto in prima pagina e di essere raccontate, ma senza dimenticare che dietro ogni favola si nasconde sempre anche un’amara realtà.