La più grande tuffatrice europea di tutti i tempi ha deciso di scendere giù dal trampolino: dopo averlo annunciato dopo le Olimpiadi di Rio 2016, Tania Cagnotto prende parte, nel corso dei campionati italiani, alla sua ultima gara. L’ultima di una carriera esemplare, che la stessa bolzanina ripercorre con una lettera personale sulle pagine della Gazzetta dello Sport.

Dalle più grande delusioni nascono le maggiori soddisfazioni. Tale è la parabole dell’atleta altoatesina, che dopo Londra 2012 avrebbe avuto voglia di mollare tutto, e invece ha preferito proseguire per altri quattro anni cogliendo quelle soddisfazioni internazionali che tante volte si era vista negare.

I tuffi sono sempre stati nel suo dna sin da quando era piccina, dal momento che suo padre, Giorgio, negli anni Settanta aveva vinto numerose medaglie di peso. A livello individuale il primo oro di Tania arriva ai campionati europei di Madrid 2004, il primo di una serie impressionante: se ne contano venti sul palcoscenico continentale (mai nessuno come lei), affiancati da cinque argenti e quattro bronzi.

Senza rivali nel vecchio continente, ma oltre c’è l’ostacolo cinese da superare. Competizione dopo competizione, il gap con le asiatiche viene via via limato, ma manca sempre qualcosa. Arriva Londra 2012 e arriva un amarissimo quarto posto nella gara da tre metri che la fa scoppiare in lacrime. Ma da lì scatta qualcosa nella sua testa, la voglia di liberarsi da tutte le pressioni e divertirsi in pedana.

Ai Mondiali di Kazan 2015 il tabù è rotto: le cinesi sono dietro, è lei la campionessa mondiale dal metro e l’anno successivo, a Rio 2016, arriva la ciliegina sulla torta con quel bronzo da tre metri e l’argento nel sincro che le permettono di poter dire di essere arrivata alla meta.

“È un giorno davvero speciale per me ed è incredibile come stia finendo la mia carriera – sono le sue parole – Mi vengono i brividi”.