Uruguay e violenza nel calcio. Il Presidente José Mujica decide di non fornire più agenti di polizia per la sicurezza negli stadi, al fine di dare un forte segnale alle frequenti manifestazioni e condotte violente e razziste che imperversano durante le partite di calcio. Ma la scelta del presidente non è stata vista di buon occhio dagli addetti ai lavori.
Infatti, tale decisione ha dapprima determinato le dimissioni del Consiglio della Federcalcio locale, in seguito il blocco dell’intera attività e dunque lo stop del campionato di Chiusura. Diverse le gare non giocate, tra cui i match Penarol-Miramar, Fenix-River Plate e Juventud-Rentistas, rinviate a data da definirsi.
In molti si stanno chiedendo se quanto deciso da Mujica possa realmente dare una mano alla lotta contro la violenza e il razzismo negli stadi, oppure non possa fare altro che danneggiare il Campionato del Paese, e di conseguenza il settore calcistico, causando ulteriore astio, nonché polemiche e manifestazioni che con lo sport e i suoi valori non hanno proprio nulla a che fare.
Senza dubbio, il panorama pre-Mondiale appare tutt’altro che tranquillo. Difatti, anziché alimentare tutti gli elementi positivi che caratterizzano, o meglio dovrebbero caratterizzare, il mondo sportivo, i recenti avvenimenti stanno incrementando la schiera delle dimostrazioni per nulla sportive e/o rispettose di sé e degli altri.
Inoltre, la scelta di José Mujica fa riflettere non poco, visto il periodo storico-sportivo: basti pensare al calcio italiano e a quanto avvenuto nella finale di Coppa Italia, tra Fiorentina e Napoli. I fatti in questione hanno fatto il giro del mondo attraverso i media internazionali invitando ogni singolo tifoso, o semplicemente appassionato di sport, a chiedersi cosa sia diventato ormai il calcio e in quale misura sia lontano da ciò che in realtà dovrebbe essere. E ancora, cosa ne è rimasto dei suoi valori? Chissà se serviranno le azioni “estreme”, come quella attivata in Uruguay, per scuotere le coscienze…