Il suo sogno Walter Zenga non l’ha mai nascosto. Diventare l’allenatore dell’Inter, magari coronando una carriera che lo ha già visto fenomeno del club da lui amato come estremo difensore, arricchendo il palmares societario. Il problema è che a quanto pare Zenga crede forse un po’ troppo a Babbo Natale (siamo in clima natalizio) e pensa dunque che tutto gli sia dovuto. Così! Giusto perché lui si chiama Walter Zenga.
Abbiamo ancora alla mente quelle parole miste ad un malcelato sconforto per la scelta della dirigenza nerazzurra di sostituire Mazzarri con Mancini anziché con la sua persona. Quella scelta per l’uomo ragno fu terribile, lui qualche giorno più tardi confessava: “magari lo sarò in un’altra vita”.
Eppure la possibilità per cercare di non perdere le speranze, per cercare di realizzare il suo sogno, gli è piovuta proprio nei giorni di Natale così come un regalo, manco a dirlo. Tommaso Giulini Presidente del Cagliari gli offre la panchina lasciata vacante dalla partenza di Zeman. Cagliari avrebbe potuto significare esperienza, magari un’esperienza meno fugace di quelle con Palermo (13 partite) e Catania (quasi un campionato e mezzo) o in un campionato arabo o rumeno. Nonostante tutto però Zenga ha declinato l’offerta, con dispiacere e c’è da credergli, a causa di “motivi professionali e personali”. Ma come? Un mese fa era pronto a sbarcare a Milano e ad allenare in pompa magna l’Inter ed ora che ha la possibilità di allenare il Cagliari è costretto a rifiutare a causa di impegni improrogabili?
La verità è che Zenga è la perfetta immagine dell’Italiano medio, sempre più ambizioso e sempre meno disposto ad arrivare a dei risultati partendo dal “sacrificio” (come se il Cagliari possa essere definito un sacrificio).
Zenga l’uomo che voleva fare l’allenatore… perché gli era dovuto non per dimostrare che ne fosse capace.