“Sarà una serata commovente ed emozionante, con Zanetti abbiamo condiviso la stessa storia. Ha i miei stessi ricordi e sentimenti“. Così Massimo Moratti aveva dichiarato ai microfoni di Sky Sport nel pre gara di Inter-Lazio. Partita, però, che è passata in secondo piano perché ce n’era un’altra più importante a San Siro quest’oggi: l’ultima di Javier Zanetti tra le mura casalinghe.
In uno stadio al completo (solo il secondo anello verde della curva nord dell’Inter era chiuso su disposizione del Giudice Sportivo) si è consumata la celebrazione di JZ4. Tutti i nerazzurri sono scesi in campo per il riscaldamento con la maglia numero 4, mentre a centrocampo ne campeggiava una enorme dedicata a Zanetti con scritto “Grazie”. Un grazie doveroso.
1995, Massimo Moratti da pochi mesi era subentrato ad Ernesto Pellegrini alla presidenza dell’Inter. Voci di corridoio mormoravano che l’acquisto di Zanetti, all’epoca un illustre sconosciuto, fosse stato determinato solo dalla volontà di acquisire Rambert, un attaccante che godeva di grande considerazione nell’entourage che si occupava del calciomercato nerazzurro. La storia ci ha dimostrato chi dei due fosse il vero Campione, chi dei due sarebbe stato il Capitano, la Leggenda. La storia ci ha consegnato un unico nome, quello di Javier Zanetti: 19 anni con la stessa maglia, un amore immenso verso i colori nerazzurri dichiarato in ogni circostanza, manifestato nei momenti di successo ma soprattutto nei momenti più difficili.
Per la festa di San Siro l’Inter e Zanetti hanno deciso di unirsi ancora una volta creando una patch per celebrare l’ultima partita del Capitano. Una grafica esclusiva indossata da tutti i nerazzuri in occasione di Inter-Lazio.
Tanti i momenti che hanno contraddistinto l’ultima gara di Zanetti a San Siro: la partenza dalla panchina, l’esultanza sul gol dell’1 a 1, l’abbraccio di Icardi sul 2 a 1, l’abbraccio di Palacio sul terzo gol dell’Inter, l’ovazione del pubblico quando al 39’ del primo tempo Mazzarri gli dice di cominciare la fase di riscaldamento. Durante l’intervallo Icardi ai microfoni di Sky non ha dubbi: “Il pubblico è fantastico, Zanetti è un grande uomo e oltre che un grande calciatore, il mio gol lo dedico a lui.” Al 6’ della ripresa l’ingresso in campo, presenza numero 617 in serie A numero 857 in nerazzurro. Un San Siro che al 9’ sospinge la sua prima cavalcata, la sua azione classica sulla fascia, di quelle che abbiamo potuto ammirare migliaia di volte. Gli abbracci dei suoi compagni, degli arbitri, degli avversari a fine gara. L’inizio delle celebrazioni. Tutti radunati intorno a lui, visibilmente emozionato. Il ringraziamento a sua moglie Paula, ai figli Sol, Ignacio e Tomas, alla famiglia Moratti, al nuovo presidente Thoir, ai compagni, ma soprattutto ai suoi tifosi, quelli che hanno scandito tutto il suo discorso con il coro “Un capitano c’è solo un capitano”.
“Gracias por ser el mejor ejemplo” recitava uno striscione sugli spalti dello stadio che lo ha visto protagonista di tanti match. Proprio questo che lo ha differenziato da tanti altri campioni, la sua umiltà, la sua correttezza verso compagni e avversari, il suo essere un esempio nei comportamenti in campo e nella vita, il suo altruismo verso chi è meno fortunato di lui, l’impegno con la fondazione Pupi.
Javier Zanetti saluta i suoi tifosi con l’amore negli occhi e con una frase che ne riconferma la forza: “Adesso andrò a fare altro, non so se lo farò bene o lo farò male, ma di una cosa sono certo: difenderò sempre l’Inter come l’ho difesa in campo”