Senza dubbio uno dei migliori giocatori della finale di Europa League 2014-2015, forse addirittura el hombre del partido se non fosse per quel Bacca che fa gola a mezza Europa. Banega è stato acquistato quest’estate dal Siviglia per sostituire il metronomo Ivan Rakitic, passato al Barcellona, per una cifra intorno ai 2,5 milioni di euro, pochi considerando i suoi 26 anni ed il suo valore solo qualche anno fa. Beh che dire, è stata una mossa di mercato azzeccatissima: 48 presenze stagionali, 3 reti e 5 assist. Andiamo ora oltre i numeri e analizziamo il suo stile di gioco, stiamo parlando del classico centrocampista i cui tacchetti sono in grado di ricoprire ogni singola zolla del campo: generoso, grande personalità, rapido, ottima visione di gioco, tecnica sopraffina e baricentro basso da movimenti ad alto tasso di tango argentino per un soprannome, El tanguito, che lo ha accompagnato sin da piccolo.

Il ragazzo ha avuto una carriera piuttosto controversa. Ad 8 anni era già noto in tutta Rosario, nel derby infatti tra le due principali società giovanili della città, gran parte della gente si riuniva al campo per ammirare la sfida tra lui ed un certo Leo Messi. La pulce era già di un altro pianeta ma quel ragazzo un po’ grassottello dal fisico maradoniano sembrava riuscirgli a tenere testa. Jorge Ruffia, suo allenatore al Newell’s, lo portò con sé al Boca Juniors nel 2000 ed il talento non tardò a manifestarsi. Nel precampionato del 2006 convince Alfio Basile, così viene aggregato alla prima squadra dove conquista a mano a mano il posto da titolare. L’annata successiva è di quelle di ricordare, il nuovo tecnico Miguel Ángel Russo lo fa diventare uno dei pilastri della squadra, ed Éver, appena 18enne, conquista un secondo posto in Campionato, la Coppa Libertadores del 2007 (conseguente finale del Mondiale per Club persa contro il Milan), una Coppa del Mondo under 20 da star e la medaglia d’oro ai giochi di Pechino con l’Albiceleste.

In Argentina diventa un idolo, viene designato come uno dei prospetti più interessanti di sempre e nominato futuro fuoriclasse di livello mondiale, l’Europa dunque non può attendere. Il Real Madrid si assicura un diritto di prelazione sul ragazzo con Barcellona e Milan alla finestra, la prima squadra però a formulare un’offerta ufficiale è proprio la Juventus (15 milioni di euro) ma il Boca decide ovviamente di venderlo al miglior offerente, il Valencia (19 milioni di euro), facendo sfumare la prima di molte chance di un approdo nel calcio italiano. I primi 6 mesi in Spagna non sono produttivi, Banega trova poco spazio e finisce presto nel dimenticatoio. Ad agosto 2008 al Mestalla decidono di cambiare tecnico, arriva il giovane Unai Emery, il quale incerto del suo potenziale opta per mandarlo un anno in prestito all’Atletico Madrid. L’argentino realizza il suo primo gol in Liga ma le sue prestazioni non gli valgono la riconferma, i Colchoneros decidono di non riscattarlo. Banega così torna alla base, una cessione però sembra imminente, Everton o Stoccarda? Nessuna delle due, per problemi burocratici i trasferimenti non si concretizzano e per l’argentino inizia un periodo di profonda crisi interiore tra espulsioni, risse, alcool e video hard su internet.

Emery però non lo lascia solo e gli concede un’altra possibilità. L’argentino ritrova la fiducia nei propri mezzi, ritrova le sue giocate, le sue verticalizzazioni, i suoi gol e i suoi lampi di genio. Nel 2012 tuttavia il suo mentore cambia casacca e vola in Russia in seguito ad alcuni dissidi con i vertici societari, per Éver è la fine, inizia il periodo della sfortuna: si rompe clamorosamente tibia e perone facendo rifornimento alla sua Ferrari (si era scordato del freno a mano) e dopo qualche mese la stessa macchina prende inaspettatamente fuoco mentre riesce ad uscirne illeso. Nuovi intrecci di mercato, l’Inter ed il Napoli si interessano a lui ma il prezzo fissato dal Valencia è troppo alto per una testa calda come lui. Nel gennaio 2014 torna dunque in patria, prestito semestrale al suo ex Newell’s Old Boys. Banega a Rosario ritrova la serenità e viene anche convocato da Sabella nella lista dei 30 in vista del Mondiale in Brasile. Poi però viene tagliato dai 23 definitivi suscitando non poco scalpore sulla stampa argentina che rimprovera il tecnico della Seleccion per aver eliminato dalla rosa l’unico vera regista a disposizione. L’ennesima grande delusione, questa volta ancora più cocente, sentirsi a 26 anni esclusi da quello che avrebbe potuto essere il suo unico Campionato del Mondo. Éver allora torna ai campetti di provincia in compagnia di bambini e dilettanti ma viene incriminato da un’inchiesta giornalistica che lo ritrae davanti ad un ritratto-murales di un boss in un quartiere dominato dai Los Monos, una delle principali organizzazioni di narcotrafficanti, e lo accusa di essere stato partecipe di alcune operazioni illecite riguardanti il suo cartellino, la cui vendita sarebbe servita a ripulire del denaro sporco degli stessi narcos (il suo agente è non a caso il Marcelo Simonian del caso Pastore-Zamparini, mentre colui che lo ha scovato è Francisco Lapiana, uno dei tanti padrini alla Gustavo Mascardi, arrestato per presunti legami con la criminalità organizzata).

Banega a questo punto inizia a guardarsi anche dai propri amici, si isola e si rinchiude in casa in compagnia della famiglia e dei suoi cani (ha fondato assieme ad Javier Pastore l’associazione senza fini di lucro Soplo de Vida con lo scopo di aiutare i cani in difficoltà). Poi un giorno di agosto squilla il suo cellulare, arriva la chiamata tanto attesa, Emery lo vuole riportare in Spagna ed ha in mente un nuovo ciclo vincente. Torna così il vero Éver, tornano i suoi dribbling, tornano le sue uscite palla al piede a testa alta, torna la sua cattiveria tipica solo di chi ha calcato la Bombonera, tornano i suoi numeri ed il Siviglia conquista la seconda Europa League consecutiva che vale la qualificazione alla prossima Champions nonostante il quinto posto in campionato a soli due punti dal terzo di un certo Diego Pablo Simeone. Il tecnico basco probabilmente in estate si muoverà verso altri lidi e l’argentino potrebbe fare di tutto per seguirlo in modo da avere la continuità che gli è mancata in tutti questi anni. Per l’Italia forse ormai è troppo tardi, nel frattempo però lui si è preso un’altra rivincita ieri sera dedicando la vittoria a tutta la città di Siviglia. A noi cosa resta? La consapevolezza di aver visto troppo poco da un talento straordinario la cui testa non è riuscita a sostenere il peso della tecnica e delle pressioni.