Che gli arabi fossero famosi per fare cose eccentriche, stravaganti e straordinarie è risaputo e ora ne abbiamo un’ulteriore conferma in campo tennistico. Già da qualche tempo, infatti, gli organizzatori del torneo di Dubai sognavano di costruire un campo sott’acqua e adesso l’architetto polacco che si è occupato del progetto ha dichiarato di aver trovato la soluzione al 95% dei problemi tecnici riguardanti la sicurezza dell’impianto. Il forte auspicio degli arabi è che sia pronto per il 2020, anno in cui l’Expo si farà proprio nella città degli Emirati?

Non sarebbe la prima volta che gli organizzatori del Tennis Championship strabiliano il mondo del tennis e dello sport: nel 2005, infatti, per promuovere il torneo, Dubai aveva realizzato un campo a 300 metri d’altezza, sul Burj al Arab Hotel. Ora, la ricchissima città degli Emirati Arabi vuole spingersi ancora più in là, stabilendo un primato: il primo campo da tennis interamente subacqueo.

Il progetto, illustrato qualche mese fa dall’eccentrico architetto polacco Krysztof Kotala, contempla la formazione di una gigante cupola trasparente da collocare proprio nelle vicinanze del Burj al Arab, lo spettacolare e gigantesco hotel a forma di vela: la struttura avrebbe al suo interno ben sette campi da tennis perfettamente regolari e funzionali e un acquario, altrettanto smisurato.

C’è, però, ancora un problema non del tutto irrilevante: l’architetto, che ha definito il progetto come un edificio rivoluzionario, capace di “combinare ecologia, tecnologia e sport”, sta, infatti, cercando finanziatori. Si valuta che i costi siano tra l’1.7 e i 2.5 miliardi di dollari, ma è necessario includere tutta la gamma degli eventuali problemi strutturali.

L’istituto londinese che si è interessato ha stimato che la cupola di vetro dovrà essere spessa 30 metri e pesante diverse tonnellate ( qualche centinaio) per esser in grado di tenere la pressione dell’acqua, e tutta la struttura dovrà essere solida in modo tale da resistere ad eventuali terremoti e tsunami, nonché dotata di un’uscita di sicurezza efficiente che consenta la completa evacuazione dei campi in tempi brevi in caso di di pericolo. Non mancano, tuttavia, le perplessità riguardanti la possibilità che i giocatori riescano davvero a giocare regolarmente, a causa della rifrazione della luce. Kotala ha, però, replicato, dicendo che al 95%, le aree critiche sembrerebbero essere risolte. Il progetto, quindi, sarebbe destinato a decollare, magari per essere terminato nel 2020, l’anno in cui si svolgerà l’Expo proprio a Dubai.