“Storie di pallone” riparte con il suo consueto appuntamento settimanale del venerdì pomeriggio, e lo fa questa volta in modo particolare. Non vi racconteremo storie di campioni o favole di giocatori che solo il calcio può scrivere, ma parleremo dei top player che ogni squadra ha in rosa, da quelle dilettanti a quelle professionistiche, quelli che non vengono pagati milioni di euro, che firmano un contratto immaginario in bianco, ma che in ogni partita sono pronti a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Parliamo dei tifosi che sulle spalle portano fieramente il numero dodici, ed ogni domenica sono l’arma in più di ogni società.
In particolare vi vogliamo raccontare la storia dei tifosi del Millwall, una squadra della Londra sud orientale, che milita nel Football League Championship. Conosciuti come i “Lions”, i supporters del Millwall sono temuti in tutto il Regno Unito per la loro estrosità. “No one likes us, no one likes us, no one likes us and we don’t care” cantano i tifosi dei Lions in ogni partita. “Non piaciamo a nessuno ma a noi non ce ne frega un…” è questo il concetto di fondo che ribadiscono in ogni confronto. Birra, pugni e poi partita, è l’essenza del calcio nel Millwall, un quartiere di cantieri e depositi portuali sulle sponde del Tamigi, una realtà tanto diversa quanto distante da quella di squadre più blasonate come Manchester United, Chelsea, Liverpool ed Arsenal.
La squadra degli ultimi, quella dove l’amore non svanisce se si perde il campionato o non si vince una coppa, anche perchè di trofei nel Millwall non se ne è mai vista l’ombra. Una lunga storia vissuta tra la seconda e la terza divisione inglese; pazienza se non si vince, non è quello che conta, il Millwall è la loro squadra e guai a chi la tocca. Il quartiere di appartenenza (Bermondsey, Cold Blow Lane, Isle of Dogs) dei Lions come abbiamo detto, è una delle zone più problematiche e povere di Londra. Millwall è il quartiere della working class se così lo vogliamo definire, ed è per questo clima sociale che il calcio da queste parti è sentito maggiormente, ed i tifosi della squadra londinese sono ritenuti tra i più violenti d’Inghilterra. Il loro gruppo hooligan, i Millwall Bushwackers, è uno dei più famosi di tutta la storia hooligan inglese ed europea, e sono i rivali storici del West Ham, sia in campo che sugli spalti. è alla loro rivalità che si è ispirato il famoso film “Hooligans”.
Il Millwall nasce nel 1885, dall’idea dei lavoratori di una fabbrica scozzese: la JT Morton, che prende il nome dal suo fondatore di origini scozzesi. Gli inizi furono vincenti, ma questi sono gli unici successi che si videro da queste parti. Dopo aver cambiato nel giro di 25 anni ben quattro stadi, nel 1910 venne costruito lo storico “The Den”, la nuova casa del Millwall che è ancor oggi il terreno di gioco della squadra londinese. Niente successi, nessun giocatore che abbia scritto un capitolo della storia del calcio inglese e mondiale; l’unica cosa che distingue il Millwall da una semplice società sono proprio i tifosi. Il “Den”, fu chiuso già a partire dagli anni venti per episodi di violenza e nel corso degli anni molte altre volte ha visto la chiusura.
La violenza è sempre da condannare, ma il Millwall è questo nel bene o nel male. L’attaccamento alla squadra del proprio quartiere, secondo il concetto del “support your local team”, è quasi viscerale. Un punto di raccolta e di identificazione per le persone delle classi più disagiate del paese, e la difesa della propria squadra finisce così per sfociare molto spesso in violenza. Ognuno si farà la sua idea, c’è chi condannerà, chi invece difenderà e chi invece rimarrà neutrale, ma noi vogliamo lasciarvi così, con una frase del libro di Harry Pearson, “A season of mellow fruitlessness” che ha portato noi ad una profonda riflessione su quanto il Millwall, oltre agli aspetti negativi, nasconda nella storia dei suoi tifosi l’essenza più vera del calcio, dove sono i milioni a fare la felicità e non più tornare a casa senza voce dopo una partita.
“In quasi tutte le città e le aree urbane d’Inghilterra ci si aspetta di vedere in giro ragazzi che indossano svariate maglie con i colori della diverse squadre, con una certa prevalenza del club del posto. A Bermonsdey e in Old Kent Road non si vedono altro che maglie del Millwall”.