Abderrahim Moutaharrik, ex pugile e campione di kickboxing di origini marocchine, è stato arrestato lo scorso aprile con l’accusa di terrorismo internazionale in seguito ad una maxi operazione portata avanti dalla Digos di Milano, Lecco e Como. I pm milanesi Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno chiesto una pena di sei anni e mezzo di reclusione per l’ex atleta e per sua moglie Salma Benkarchi.
Cospirazione e affiliazione al Califfato: questo ciò di cui viene accusato l’atleta, che viene indicato come l’uomo chiave dell’intera inchiesta. Era solito allenarsi nelle palestre svizzere di Lugano e avrebbe ottenuto dal connazionale Mohamed Koraichi, marito Alice Brignoli (italiana convertita all’Islam) ed anch’egli coinvolto nell’inchiesta, la possibilità di arruolarsi nelle file dell’esercito dell’Isis.
Secondo gli inquirenti, prima di partire alla volta della città siriana di Raqqa stava progettando un attentato in Italia ed avrebbe ottenuto da uno sceicco le istruzioni per attuarlo. Da intercettazioni che fanno riferimento a dialoghi intercorsi tra il marocchino e lo sceicco, quest’ultimo si sarebbe rivolto al primo pronunciando queste macabre parole: Sgozza, fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo ‘Allah Akbar’ […] ridà all’islam la sua gloria”.
A fare da intermediario tra i due, il già citato Koraichi (la cui moglie vive tuttora in Siria con i suoi tre figli, nel territorio di Daesh), con il quale Moutaharrik stava pianificando un attentato in Vaticano, culla della religione cristiana, da attuarsi proprio nel mese di aprile, ma l’arresto avvenne giusto in tempo per scongiurare quella che sarebbe stata una immane tragedia.
Il processo si svolge con rito abbreviato alla presenza del gup Alessandra Simion. Intanto la moglie Salma difende il marito, dicendo di volergli ancora bene e che la sua è stata solo una leggerezza, ma non colpevole. E l’avvocato difensore Sandro Clementi, a tal proposito, grida all’assoluzione perché quelle intercettazioni erano “chiachciere da bar, non proclami terroristici”.