Durant e Westbrook

L’All-Star Game 2016, tenutosi per la prima volta nella storia in terra canadese, segna probabilmente il punto di non ritorno – almeno per il futuro a breve termine – della lega cestistica nordamericana, in queste occasioni sempre più votata allo spettacolo e all’intrattenimento che realmente focalizzata sull’opportunità di garantire almeno qualche minuto di partita vera: emblematico il punteggio finale di 196-173 per gli atleti della Western Conference, maggiormente impegnati a rincorrere quota 200 punti segnati piuttosto che a guardarsi dai (timidi) tentativi di rimonta da parte di LeBron James e compagni.

Dopo un breve discorso introduttivo da parte del leggendario Steve Nash, i momenti immediatamente precedenti all’inizio della gara sono interamente dedicati ad omaggiare la straordinaria carriera di Kobe Bryant: inizia il rapper Drake, nativo di Toronto e a stretto contatto con i Raptors ormai da diversi anni, il quale si presenta sul palco allestito per la presentazione dei convocati con una giacca commemorativa con l’effigie del Mamba; segue poi un primo video-tributo che ripercorre la miriade di successi da lui collezionati, inframezzato da un elogio di Magic Johnson – che ricorda i record di Bryant all’All-Star Game alle voci punti e rubate complessive – cui fa seguito un secondo filmato con i ringraziamenti di molte superstar attuali (James, Durant, George…) per il segno lasciato da Kobe negli ultimi 20 anni di NBA.

Dopo il doppio inno (quello statunitense cantato da Ne-Yo, quello canadese da Nelly Furtado) finalmente si comincia: i quintetti iniziali sono Curry – Westbrook – Bryant – Leonard – Durant da un lato, Lowry – Wade – George – James – Anthony dall’altro. Ad inaugurare il tabellino ci pensa Russell Westbrook, autore di una rabbiosa schiacciata dopo una dozzina di secondi: l’Est però risponde in maniera convincente (2 triple consecutive di Lowry) e prende la testa della gara grazie ad una gestione oculata della palla. Per qualche minuto si assiste ad uno spettacolare botta e risposta a suon di alley-oop tra le due compagini: James per primo raccoglie il delizioso invito di D-Wade e schiaccia a canestro, replicato nel giro di pochi istanti sia da Kevin Durant (10 punti nel primo quarto) che da Paul George (14 con 4 triple). Con poco meno di 7 minuti al termine della frazione iniziale di gioco, l’Est ha già un vantaggio in doppia cifra (25-15). A ricucire il distacco ci pensa allora la premiata ditta Westbrook-Durant, che sospinge la Western Conference fino al -2: arriva anche il primo punto della partita di Kobe, ovviamente su tiro libero, cui se ne aggiungono altri due dopo che la palla danza per alcuni secondi sul canestro. A 4’30 dalla fine, ecco le prime sostituzioni: Popovich fa entrare Anthony Davis, LaMarcus Aldridge, Chris Paul, Draymond Green e James Harden (alla faccia delle riserve…) mentre Tyronn Lue opta invece per DeMar DeRozan, Isaiah Thomas, Pau Gasol (sostituto dell’infortunato Jimmy Butler), John Wall e Paul Millsap. Harden da tre pareggia in conti in chiusura di quarto: un’altra tripla viene poi realizzata da Bryant, con la palla che ancora una volta fa di tutto pur di non deludere i suoi tanti tifosi presenti all’Air Canada Center. Nel secondo quarto le difese gettano definitivamente la spugna, cosicché il punteggio inizia a salire vertiginosamente. Dalla panchina si alzano con intenzioni bellicose Davis da una parte e Wall d’altra, che vanno al riposo dopo aver messo a segno rispettivamente 12 e 11 punti: il primo tempo si chiude così sul 92-90 per la Western Conference, trascinata da Leonard (13 punti), dal già citato Davis e dalla coppia Bryant – Durant (10 ciascuno), mentre ad Est spiccano Lowry, Wall e James (11 punti a testa) e sopratutto George (16). Frantumato il record di punti complessivi messi a segno in un solo tempo, fatto registrare lo scorso anno.

Già dalle battute iniziali del terzo quarto l’Ovest mette a frutto lo straripante talento offensivo che ha in dotazione, cominciando a martellare il canestro avversario con regolarità: Westbrook sembra Curry e inizia a siglare una tripla dietro l’altra, subito replicato da un caldissimo Paul George (9/19 dalla lunga distanza alla fine). Nonostante il fenomeno dei Pacers la Eastern Conference non riesce comunque a recuperare, rimanendo costantemente a 2-3 possessi di distacco dai loro avversari: il buzzer-beater da tre di Al Horford fissa il punteggio sul 145-136. Chi si aspetta la tradizionale rimonta “organizzata” per garantire un finale punto a punto rimane però deluso: l’Ovest inizia a prendere il largo sulle ali dei vari Durant, Curry, Harden e soprattutto Westbrook, arrivando al +22 con circa 7 minuti ancora da giocare. Appare ormai chiaro che nessuno dell’Est è intenzionato a fare gli straordinati per rientrare in partita, eccezion fatta per George, che dopo aver concluso il terzo quarto a quota 32 si mette a dare la caccia al record di punti in un singolo All-Star Game (i 42 punti realizzati da Wilt Chamberlain nel lontano 1962): la Western Conferece cerca invece in tutti i modi di raggiungere quota 200 punti, sbagliando però più tiri del dovuto. A 1’03 dal termine della gara ecco il momento più atteso: Popovich sostituisce Bryant, che dopo 18 ASG dice definitivamente addio alla partita delle stelle nel tripudio generale di giocatori e spettatori. La partita d’altronde è già finita da un pezzo: il risultato finale recita 196-173 per la Western Conference, al quinto successo negli ultimi sei anni, con George che viene sostanzialmente impossibilitato a superare il primato di Chamberlain, dovendosi fermare a malincuore a 41: curiosamente anche Westbrook aveva raggiunto la medesima quota lo scorso anno.

Il premio di Most Valuable Player va infine proprio al playmaker in forza agli Oklahoma City Thunder, primo ad ottenere due riconoscimenti di fila dai tempi di Bob Pettit (1958/59). L’edizione 2016 va in soffita con un carrellata di record: si tratta infatti dell’All-Star Game con il maggior numero di punti complessivi (369!); punti messi a segno dalla squadra vincitrice; canestri tentati e realizzati sia in totale (157 su 286) che dai soli vincitori (82 su 149), record che comprende anche quelli dalla lunga distanza (31 su 80 da parte dell’Ovest, 51 su 139 complessivamente; minor numero di tiri liberi tentati da entrambe le squadre (7). LeBron James diventa inoltre per un solo punto il realizzatore più prolifico della storia dell’All-Star Game, superando lo stesso Kobe 291 a 290.