“Questa partita non s’ha da fare”. Probabilmente, per chi la sera dello scorso 3 maggio non era allo stadio Olimpico per assistere alla finale di Coppa Italia, avrà immaginato Genny ‘a’ carogna’ rivolgere la tanto celebre frase pronunciata da un bravo nei confronti dell’incolpevole Don Abbondio. Restano impresse le immagini dell’ultrà napoletano seduto su di una recinzione dello stadio a “contrattare” sul fischio d’inizio del match.
La maglietta indossata da Gennaro De Tommaso, con sopra scritto ‘Speziale libero’, è stato uno dei motivi per i quali questa mattina la Digos di Roma ha arrestato il partenopeo, oltre ad altri quattro, per resistenza a pubblico ufficiale, lancio di materiale pericoloso e invasione di campo.
Ci sono voluti oltre quattro mesi per punire il gesto di Genny che finora sembra l’unico ad aver pagato, mentre fuori gira ancora in libertà l’assassino di Ciro Esposito. Il giovane tifoso del Napoli, che perse la vita proprio in quel maledetto pomeriggio di maggio, attende ancora giustizia. L’indagato, Daniele De Santis, noto ultrà romanista, è ancora in ospedale in seguito a presunti accoltellamenti. Non ancora chiara, però, la verità, visto che queste ferite non sono mai state denunciate dal romano e non sono emersi nei verbali degli interrogatori.
Tutti i nodi vengono al pettine, forse in Italia con più ritardo rispetto alle procedure degli altri paesi. E in questi, molto probabilmente, ad essere punito sarebbe stato prima un folle omicida. Ciro attende giustizia.