18 Giugno 2004: Italia-Svezia 1-1. Europeo 2004, Andrea Pirlo debutta nella competizione giocando dal primo minuto. È la sua prima apparizione in una grande competizione per nazionali.
24 Giugno 2012: Italia-Uruguay 0-1. L’ultima di Pirlo in nazionale, con gli azzurri eliminati dal mondiale brasiliano. Accanto a lui gioca, ed anche bene, Marco Verratti.

Nel 2004 Marco Verratti aveva 12 anni, e le partite di quell’Europeo probabilmente le guardava in tv. Chissà cosa pensava nel guardare l’allora 25enne Andrea Pirlo filosofare con i piedi in una spedizione azzurra disastrosa. Pensava quello che probabilmente oggi davanti la tv pensano i ragazzini di 12 anni guardando Marco Verratti. La differenza tra loro e lui è che Verratti 10 anni dopo si è trovato a giocare accanto a Pirlo, in un mondiale altrettanto fallimentare. Ma lui ha brillato, nei limiti del possibile. È la fine di Pirlo, che in nazionale probabilmente non ci giocherà più per scelta, ma è l’inizio di Verratti.

Fu lo stesso per il centrocampista originario di Brescia 10 anni fa, quando all’Europeo dovette conquistarsi a fatica lo spazio per giocare due partite su 3, per poi vedere la propria nazionale eliminata al termine della vittoria contro la Bulgaria offuscata dal biscotto nordico tra Danimarca e Svezia. In un momento tragico per il calcio italiano resta il barlume di speranza che Verratti ha lasciato intravedere. Quello di ieri, nel dramma calcistico, sembra un passaggio del testimone. Dal sapiente uomo con la barba, filosofo per eccellenza del calcio italiano negli ultimi 10 anni, al ragazzino ancora sbarbatello con il marcato accento abruzzese. Verratti cresce più in fretta e probabilmente avrà più strada da percorrere davanti a sè, ma metterebbe la firma per percorrere le stesse tappe di Pirlo. Il futuro passa da lui, e dai suoi piedi soprattutto. L’Italia ha perso tutto ieri, coscienza della propria forza inclusa, e ha perso il proprio leader silenzioso, quello che, come disse Lippi, “parla con i piedi”. Forse però ha già trovato la continuazione, ed una favola che si preannuncia altrettanto bella. Scritta con i piedi, ovviamente.