Genoa-Milan era uno scontro diretto: e l’ha vinto la squadra migliore. Già, la squadra, perché se anche il Milan teoricamente è più forte nelle individualità, il Grifone lo supera come prestazione nell’insieme. Gli uomini di Gasperini corrono come dei forsennati per 90′ minuti, non calano fisicamente. E pazienza se il gol arriva da un calcio piazzato, la vittoria è comunque meritata. I rossoneri provano a fare la partita, ma Menez, schierato come falso nueve, si accende ad intermittenza e si dimostra prima egoista quando non serve l’inserimento di Montolivo su una ghiotta ripartenza e poi svagato, quando calcia in bocca a Perin la conclusione del possibile 1-0, dopo che un errore di Kucka l’aveva lanciato solo nell’1vs1 contro il giovane portiere genoano. Dopo un avvio tutto sommato positivo il Milan si spegne, il Genoa comincia a collezionare calci d’angolo: ed è proprio da un corner che sbuca la testa di Antonelli, figlio di quel Roberto “Dustin” Antonelli che dal 1977 al 1982 aveva militato proprio nel Milan. È il 31′ e la partita si mette sui binari giusti per Gasperini e i suoi, che contengono senza troppe ansie i tentativi di replica del Milan e sono pericolosi in ripartenza.
Nel secondo tempo il copione non cambia, la squadra di Inzaghi prova a fare la partita, ma la manovra oggi è lenta e prevedibile. Honda ed El Sharaawy sono impalpabili e gli ingressi di Poli, Pazzini e della meteora Niang non cambiano le cose. Il Genoa controlla, riparte e fa anche paura con le incursioni di Iago Falque e Bertolacci, mentre a centrocampo Sturaro e Kucka creano una densità tale da impedire la fluidità della manovra rossonera. L’occasione più limpida per il Milan arriva infatti allo scadere, con Bonaventura che però spara alto da buona posizione.
Gasperini si gode così il terzo posto da solo in classifica e nel post partita da un lato cerca di mantenere i piedi per terra, dall’altro ha gli occhi sognanti mentre ricorda le grandi stagioni con Milito o Palacio.
Inzaghi ha la faccia del rammarico per l’occasione persa, lamenta la scarsa capacità dei suoi di cogliere l’occasione per fare il salto di qualità; il Milan si ferma sempre prima del traguardo. Appare un po’ rassegnato, forse perché sapeva che Genova è un porto dove quest’anno nessuno approda con acque tranquille, e la sconfitta della Juve lo dimostra. Un porto che da oggi, ancora di più, profuma d’Europa.