L’ex presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing a proposito della Grecia si esprimeva così: “L’Europa senza Grecia è come un bambino senza certificato di nascita”. Niente di più vero, infatti proprio il territorio ellenico, martoriato ultimamente da una grave crisi economica, si può definire come l’alba di un nuovo progetto europeo. La Juve di Massimiliano Allegri riparte nel suo cammino di crescita in campo europeo proprio da Atene, fulcro della cultura per rilanciarsi dopo la battuta d’arresto del Vicente Calderon, legittimata dalla zampata vincente di Arda Turan.

La prima parola d’ordine sarà: “Νίκη” (niki), vittoria.
Il match, che si giocherà al Pireo, zona portuale di Atene riconducibile praticamente ad un’altra città, sarà di un’importanza capitale per i bianconeri che negli ultimi anni hanno balbettato un po’ troppo in campo europeo. Di contro l’Olympiakos è una squadra scorbutica che davanti al proprio pubblico ha annichilito con pieno merito Manchester Utd e Atletico Madrid, non proprio due squadrette.

Seconda parola chiave: “Θάρρος” (tharros), coraggio.
Gli uomini di Allegri dovranno cercare di imporre un certo tipo di gioco senza badare solo a difendere. In Spagna poteva risultare un atteggiamento giusto ma in terra di Grecia, casa di combattenti per antonomasia, si dovranno tirare fuori gli attributi e giocare senza alcuna timidezza e paura al cospetto anche del catino bollente che sarà il Karaiskákis, gremito in ogni ordine di posto.

Terza parola d’ordine: “καρδιά” (kardià), cuore.
La Juve d’Europa, balbettante negli ultimi anni, dovrà gettare il cuore oltre l’ostacolo, in special modo se il match prenderà pieghe poco positive per Buffon e compagni. Il cuore Juve, rappresentato maggiormente da Tevez e Vidal, i due guerrieri di questa squadra, dovrà essere più forte di tutto per centrare una vittoria che sarebbe importantissima visto l’equilibrio attuale nel girone ma soprattutto per accresce l’autostima di una compagine che inspiegabilmente, fuori dai patri confini, fa fatica.

Sbagliando si impara, è vero. Ma ad Atene si va per conoscere il verbo dell’Europa e lì, all’ombra del Partenone sarà vietato commettere errori.