Mancano 63 giorni all’inizio dei Mondiali 2014 e in Brasile si riflette su una serie di cose che sta facendo perdere il sonno agli organizzatori, in primis alla Fifa. I pensieri sono legati, solo e soltanto, alla buona riuscita di una manifestazione che da sempre ha regalato emozioni e spettacolo. Quando si definisce la programmazione di un evento così importante, non solo per il Paese che lo ospiterà, devono esistere essere regole ben precise da rispettare, onde evitare spiacevoli situazioni, episodi, chiamateli come volete, che potrebbero causare tragedie riguardanti un intero popolo. A far discutere sono le dichiarazioni di Pelè.
Il presidente della Fifa, Joseph Blatter, giorni fa, ha commentato in maniera alquanto fredda e distaccata la morte di alcuni operai durante la costruzione degli stadi nello stato sudamericano. “La Fifa non è responsabile degli incidenti che si stanno verificando in Brasile per i lavori dei Mondiali. Non possiamo controllare ogni cantiere e la sicurezza deve essere assicurata per ogni lavoratore”. Concetti discutibili, ma mai quanto quelli di Pelè, la leggenda del calcio brasiliano, protagonista di riflessioni aberranti.
Uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, alla domanda, riguardo il decesso dei lavoratori nei cantieri degli stadi, ha risposto così con un “Sono cose che possono capitare, ci mancherebbe. Sono preoccupato, invece, per lo stato dei lavori negli aeroporti. Regna il caos”. Parole che stridono inesorabilmente con il dolore che le famiglie di questi poveri operai, pagati 5 euro all’ora, provano e proveranno per il resto della loro esistenza. Una moglie, un figlio, un parente, da questo momento in poi, capirà che il business è più importante della vita, con qualcuno che scambierebbe la scomparsa di un altro lavoratore per far terminare al più presto le attività nei cantieri per far iniziare, nonostante tutto, i Mondiali.
“The show must go on” cantavano i Queen. Un motivetto che, nello sport, è divenuto famoso perché viene usato per “giustificare” un evento tragico che non può, assolutamente, fermare lo spettacolo sportivo. A San Paolo, nello stadio “Itaquerao” che il prossimo 12 giugno ospiterà la gara inaugurale del Mondiale tra il Brasile e la Croazia, la festa sarà completa, anche se, proprio in quei minuti, qualcuno verserà lacrime amare pensando e ripensando alle cosiddette ”morti bianche”.
Ci sarà anche chi, ancora una volta, farà finta di niente e minimizzerà gli accaduti perché, stando ai loro confutabili pensieri, si tratta di fatalità e non di una mancanza di attenzione per la sicurezza di ogni singolo lavoratore. Bazzecole per un Paese capace di investire 9 miliardi di euro per costruire impianti sportivi all’avanguardia, ma che registra circa 15 milioni di poveri costretti a non poter acquistare un tozzo di pane e molti decessi nei posti di lavoro. Per informazioni più dettagliate chiedere all’icona del Brasile, quel Pelè autore di una gaffe con la G maiuscola ma che tieni al Mondiale, forse, più dei suoi concittadini