A volte il destino gioca strani scherzi, in altri casi invece, è capace di trasformare un singolo momento in una favola. La nostra rubrica “Storie di pallone” riparte oggi con il suo secondo appuntamento, e dopo avervi raccontato la “fabula” di Giacinto Facchetti, è il turno di quella di Antonio Candreva, giocatore della Lazio e della Nazionale italiana.

La storia di Candreva è una di quelle che un ultimo romantico del pallone, racconterebbe volentieri ai suoi figli o ai suoi nipoti, è la storia di un ragazzo che il calcio voleva dimenticare troppo presto, ma che ha saputo ripartire dalle difficoltà e rialzarsi. Romano di Tor de cenci, si fa notare per la prima volta con la maglia del Livorno e proprio grazie alle prestazioni con la squadra amaranto, Candreva ottiene la prima convocazione in Nazionale, seguita dal trasferimento alla Juventus. Con la maglia della “Vecchia Signora”, Antonio mette a segno due reti in 16 partite, ma l’esperienza in bianconero si rivelerà avara di soddisfazioni. Zaccheroni sembra non vederlo, e complice anche la stagione complicata della Juventus, Candreva non verrà trattenuto, e nemmeno convocato da Lippi per i Mondiali in Sudafrica del 2010.

Il giocatore romano sembra a questo punto aver perso l’occasione più importante della sua carriera. Prima il Parma, poi il Cesena, ormai Candreva sembra essere diventato un calciatore come tanti altri, fino a che qualcuno non si ricorda di lui. Nell’ultimo giorno del mercato di riparazione della stagione calcistica 2011/2012, Antonio Candreva passa in prestito con diritto di riscatto alla Lazio. Dopo dieci lunghi anni lontano da casa, Candreva torna nella capitale. Edy Reja, nota subito la sua grande resistenza e velocità di corsa e decide di cambiare la sua posizione, spostandolo sulla fascia destra. A Roma però, Candreva è atteso anche da un’amara sorpresa: i tifosi della Lazio lo accolgono al suo ingresso in campo con un boato di fischi a causa di una presunta fede romanista, un peccato difficile da cancellare se indossi la maglia biancoceleste.

Nei primi due mesi, il centrocampista convive con l’ostilità del tifo laziale e sembra destinato nuovamente a dover fare le valigie. Un evento particolare però, cambierà la sua vita e la sua carriera professionistica. Il 7 aprile del 2012, la Lazio gioca la sua prima partita dopo la scomparsa di Giorgio Chinaglia, storica bandiera della squadra capitolina. Il primo goal di quella partita contro il Napoli lo segnerà proprio Candreva, al 9′ minuto, proprio il numero di maglia di Chinaglia. Antonio non ha paura, e sfoga tutta la tensione di due mesi in una corsa liberatoria sotto la Curva Nord, a raccogliere l’abbraccio dei tifosi. Da quel giorno Candreva sfornerà una serie incredibile di prestazioni, alternando grandi giocate a grandi goal, e troverà la continuità che non aveva mai avuto, trasformando i fischi dell’Olimpico in applausi. Ad ottobre 2012 il centrocampista romano riconquisterà la Nazionale, diventando una pedina fondamentale nello scacchiere di Prandelli.

Coppa Italia contro la Roma, un cucchiaio ad Iker Casilias in Confederations Cup, primo centrocampista nella storia della Lazio a segnare 12 goal in un campionato superando mostri sacri come Hernanes e Nedved. Oggi Candreva è sotto gli occhi di tanti grandi club, il suo prezzo è lievitato sensibilmente e tra le tante pretendenti ce n’è una che ora si sta mangiando le mani: la Juventus. Il destino ha voluto che la squadra che lo scaricò qualche anno fa, oggi sia disposta a mettere sul piatto 23 milioni di euro pur di riportarlo a Torino, proprio quel destino che ha voluto che la svolta nella sua carriera avvenisse il giorno della commemorazione di Giorgio Chinaglia. Un sussulto, la rabbia, la determinazione, la potenza, in quel goal contro il Napoli c’era un pò di Chinaglia, e chissà che non sia stato proprio lui a dare una spinta a quel pallone. Il destino fa strani scherzi, e Candreva questo lo sa bene.