Quarant’anni. Tanti ne sono passati da quando il rigore di Giorgio Chinaglia contro il Foggia ha regalato alla ‘Banda Maestrelli’ il primo storico Scudetto della storia biancoceleste. Un Tricolore meritato e sudato sul campo, un Tricolore che i tifosi ricordano come fosse ieri, un Tricolore che la S.S. Lazio ricorda con gratitudine per quel gruppo reso immortale dai suoi uomini. 12 maggio 1974. La Lazio è Campione d’Italia.
Questo il comunicato fatto uscire dalla società biancoceleste in ricordo di quella squadra, di quello storico scudetto. Non ero nemmeno nato quel 12 maggio 1974, avrei visto la luce del sole una ventina di anni dopo. Se ho imparato ad amare il calcio e le sue storie però lo devo anche a quella squadra.
Una banda di scalmanati, alcuni li definivano teppisti, altri semplicemente “Banda Maestrelli”. Già, perché solo un uomo riusciva a tenere a freno Pulici, Wilson, Petrelli, Oddi, Martini, Nanni, Frustalupi, Re Cecconi, Garlaschelli, D’amico e Chinaglia: mister Tommaso Maestrelli.
Più di un allenatore di pallone, era un padre per loro. L’unico in grado di domare Giorgio Chinaglia. La squadra che fuori dai campi di calcio giocava con pistole e fucili, per 90 minuti a settimana si riuniva sotto la bandiera del tecnico pisano. Anni dopo gli stessi giocatori racconteranno che in quel periodo la squadra era divisa in due fazioni, di allenamenti finiti in rissa – Noi ci divertivamo così – e di tavolate condite con occhiatacce.
Stasera tutta la Lazio ricorderà quella fantastica stagione, allo Stadio Olimpico andrà in scena “Di padre in figlio”, un triangolare tra le tre formazioni illustri della Lazio ’74, Lazio dei -9 e Lazio 2000. Prima delle partite la sfilata delle polisportive biancocelesti.