Alla vigilia del match di ieri, Antonio Conte aveva punzecchiato gli avversari affermando: “La Fiorentina? La soffriamo negli ultimi 20 minuti e loro magari soffrono per i primi 70″. Niente di più vero: in campionato al “Franchi”, la Juve è caduta nel baratro negli ultimi venti minuti ed anche allo “Juventus Stadium”, i viola hanno sfiorato il pari proprio nei minuti finali, situazione che si è verificata invece nell’andata degli ottavi di Europa League. Era stato Mario Gomez a gelare i tifosi bianconeri.
Facendo pretattica, tutti si sarebbero aspettati una Juve arrembante fin dall’inizio ma è successo esattamente il contrario: Fiorentina pimpante in avvio, la Juve rimane bassa e attacca in contropiede, non proprio la sua arma migliore.
Cuadrado gioca da terzino destro per evitare le scorribande di Asamoah, Rodriguez francobolla Llorente. L’unico che appare in palla è il solito Tevez, indemoniato come non mai ma impreciso nelle conclusioni dalla distanza. Nella ripresa la Juve cresce, gli uomini di Montella si abbassano pericolosamente. Pizarro deve uscire, al suo posto Ambrosini: cambio azzardato. L’ex Milan non può dettare i tempi come il cileno, non sarebbe stato più utile un arretramento di Borja Valero con l’innesto di Joaquin dietro l’unica punta Gomez?
Il tedesco ha una buona opportunità ma cincischia troppo e viene sostituito da Matri. Conte piazza i suoi con il solito 3-5-2: Pogba è sul centro sinistra per aiutare Asamoah che spesso si trova uno contro uno con il velocissimo Cuadrado, seppur lontanissimo dalla porta di Buffon. La mossa paga perchè l’esterno colombiano non è mai pericoloso se non con una conclusione da lontanissimo anche perchè la posizione troppo arretrata non gli appartiene affatto ed è spesso reo di errori piuttosto grossolani che favoriscono il gioco bianconero.
Come spesso capita è Tevez a spaccare la partita: grazie ad un suo movimento tra le linee imbecca Llorente. Lo spagnolo si trova Rodriguez che lo abbatte: punizione dal limite ed espulsione sacrosanta per doppio giallo. Fantastico il movimento dell’argentino che non segnerà in Europa da quasi cinque anni ma ancora una volta si rivela decisivo per le sorti bianconeri. Dopo il gol di Pirlo, la partita finisce perchè la Fiorentina già da una decina di minuti non aveva forze per uscire dall’area di rigore mentre la Juve sebrava andare a mille.
Ecco il capolavoro dell’allenatore bianconero: aspettare per un’ora e piazzare il colpo decisivo negli ultimi trenta minuti. La preda è caduta in trappola mentre la predatrice cannibale è alla caccia di un “double” che da ieri appare qualcosa in più di una semplice illusione.