Turno infrasettimanale di serie A: nei tempi del dio-tv, per seguirlo occorrono palinsesti, buone dosi di pazienza e divani comodi con cui connubiarsi per tre (!) sere di fila. Dieci partite, 29 reti, ma in copertina i soliti noti e le nuove incognite: un buffet ricco, che sazia ma, come spesso avviene al calcio italiano negli ultimi anni, non riempie. Al consueto gourmet offerto da Juventus e Roma, vincenti e convincenti anche con cerotti e turnover al seguito, fa da contraltare un vuoto immediatamente alle loro spalle che rende la A sempre più simile alla Liga del duo Real-Barcellona negli scorsi anni. Molto lenta, e meno male che di “rock” ci sono le reti dei giovani Romagnoli (Sampdoria), Pucciarelli (Empoli) e Belotti (Palermo) a tenere alto il Pil tricolore in entrata.

Non è tutto nero, o bianconero-giallorosso, come il semiasse Torino-Roma. Pronti, via, e il Milan per poco non decanta la sorpresa di giornata: a Empoli ne prende due in mezz’ora, ne rischia altrettanti, poi si ritrova con Torres (a volte ritornano) e Honda (finalmente atterrato nel pianeta-Italia). Tanto attacco, poco difesa: Inzaghi si ricordi di come bucava gli ostacoli avversari e trasmetta con urgenza qualche consiglio in marcatura ai suoi difensori. Mercoledì, piatto ricco mi ci ficco: la Vecchia Signora si sbarazza del Cesena con un doppio Vidal (Van Gaal lo attende ancora nella nebbia di Manchester) e Lichtsteiner. A voler trovare un difetto al team di Allegri, che fa riposare Pogba e Tevez e non ha ancora Barzagli e Pirlo, c’è il digiuno di Llorente lì davanti. Chi trova il gol con continuità è la Roma: con la falange greca più Yanga-Mbiwa in difesa si balla poco più del solito, e se esce Totti pazienza, c’è Pjanic a dipingere calcio e regalare in quel di Parma una vittoria giallorossa molto meno sofferta di quanto l’1-2 finale non racconti.

12 passi per Juve e Roma, 8 per Inter e Sampdoria. Ai nerazzurri piace complicarsi la vita, ma quando pali (2 su Vidic e Palacio) e rigori sbagliati (ancora El Trenza) dicono di no, ci pensano le prodezze di Osvaldo e Hernanes. I blucerchiati di Mihaijlovic, carichi come il loro allenatore di fronte ad occasionali contestatori-come avvenuto qualche giorno fa- superano il Chievo con le reti che non ti aspetti, Gastaldello e Romagnoli. Dietro tiene il Verona, orgoglioso nel rimontare due reti al Genoa, mentre la Fiorentina ha perso la via del gol e non ne fa uno al Sassuolo che due settimane fa ne aveva presi sette a San Siro.

Capitolo a parte merita il Napoli: se non fosse stato per la vittoria in extremis contro il Genoa all’esordio, oggi i partenopei avrebbero due miseri punti in classsifica. Contro il Palermo tre reti fatte, altrettante incassate e un ambiente che ha i canoni di una polveriera dalla quale per prima potrebbe partire un saluto a Benitez. Meno esaltante e saldo Pioli a Roma: con l’Udinese terzo ko in quattro turni, e le assenze in difesa sono solo parziali attenuanti. Male anche il Cagliari: Zemanlandia stenta a decollare, 1-2 dal Torino e ultimo posto. E a ZZ la vittoria in A manca dal dicembre 2012. Troppo tempo, come quello che passa per il suo 4-3-3. Serie A, che barba, che gloria: la prossima puntata è già però dietro l’angolo.