LeBron James: 10
Come chiudere da Re una serie già entrata di diritto nei libri di storia. Il Prescelto mette a referto la settima tripla doppia della propria carriera nelle Finals (27 punti, 11 rimbalzi, 11 assist) aggiungendovi anche 2 rubate e 3 stoppate, tra cui la chasedown nel finale su Igoudala, che, assieme alla tripla di Irving, ha indirizzato il match verso la vittoria dei Cavaliers. Le lacrime versate nel dopo-partita sul parquet della Quicken Loans Arena possono considerarsi già da ora l’immagine più bella di una carriera straordinaria, descritta solo in parte dai numeri.
Kyrie Irving: 9
Seppur meno devastante in attacco rispetto ai precedenti episodi della serie – 10/23 dal campo, utili comunque per mettere a segno 26 punti – la prima scelta del Draft 2011 si è rivelato glaciale nel momento cruciale della partita, insaccando la tripla del +3 a 53 secondi dal termine dei regolamentari, dopo che per quasi quattro minuti entrambe le squadre erano state incapaci di siglare un singolo canestro. Le Finals 2016 saranno ricordate come quelle della sua definitva consacrazione nell’élite NBA: il suo feeling con LeBron, d’altronde, potrebbe regalare ancora molti momenti di gioia ai tifosi della franchigia dell’Ohio.
Kevin Love: 6,5
Il giocatore maggiormente ridimensionato da queste Finals trova comunque il modo di garantire una prestazione non certo roboante, ma comunque utile alla causa dei Cavs: nei 30 minuti trascorsi in campo, Love ha raccolto ben 14 rimbalzi (4 offensivi) e fatto registrare un ottimo plus/minus di +19, pur chiudendo con soli 9 punti (3/9 dal campo con 0/3 dalla lunga distanza). Nelle ultime uscite il suo impegno, talvolta eccessivo come in gara-6, non è mai venuto meno: tuttavia, il suo futuro rischia sempre più di essere lontano da Cleveland.
Tristan Thompson: 7
Solo 9 punti e 3 rimbalzi per il dominatore inconstratato delle plance di queste Finals, la cui efficacia è stata forse limitata dai 4 falli commessi alquanto rapidamente. Il lungo canadese è stato comunque abile a farsi trovare pronto al momento opportuno, come con il 3/4 messo a segno dalla lunetta con l’intero pubblico della Oracle Arena a tentare di indurlo all’errore: la sua presenza a rimbalzo ha comunque rappresentato un rebus irrisolvibile per la difesa degli Warriors lungo tutto l’arco della serie.
JR Smith: 7,5
I 12 punti siglati (con 5/13 dal campo e appena 2/8 da tre) descrivono in maniera approssimativa l’impatto avuto dall’ex-Knicks su gara-7. Gran parte dei suoi meriti vanno infatti ricercati nella metà campo difensiva, dov’è stato impegnato a lungo nel cercare (con successo) di limitare le scorribande di un cliente ostico come Klay Thompson. I suoi due canestri dalla lunga distanza, segnati entrambi nelle battute iniziali del terzo quarto, hanno avuto un’importanza fondamentale per l’andamento della partita, ricucendo il divario da -8 a -2 e vanificando il miglior momento di Golden State.
Panchina (Richard Jefferson, Iman Shumpert, Mo Williams): 5
Con le rotazioni ridotte ad appena 8 giocatori, coach Tyronn Lue non ha ricevuto alcun aiuto o quasi dalle sue riserve, capaci di siglare complessivamente appena 10 punti (6 Shumpert, 2 a testa per Williams e Jefferson). Dopotutto, che la forza dei Cavs non risiedesse nella profondità della panchina non è certo una novità…