È finita la Copa America 2015, la quarantaquattresima edizione del più importante trofeo continentale del Sudamerica. La Nazionale ospitante è la stessa che ha alzato la Copa al cielo per la prima volta dopo 4 tentativi andati male, riuscendo a sconfiggere ai rigori la favorita Argentina.
Ha vinto il Cile e ha vinto con merito, spinto dall’orgoglio nazionale. La Roja tuttavia ha potuto contare anche sulla tecnica e il temperamento di calciatori che non avranno la stessa fama dei più quotati “cugini” argentini, ma se la Copa l’ha vinta il Cile un motivo ci sarà.
I principali motivi dell’ epopea Roja sono identificabili innanzitutto nella sin qui sottovalutata potenzialità di calciatori che non sono mai riusciti a prendersi le luci della ribalta lontano dalla casa madre (Vargas su tutti), ma anche nell’unità di gruppo dimostrata e confermata soprattutto in 2 occasioni: l’incidente autostradale per guida in stato di ebbrezza di Vidal, attorno al quale tutto il Cile si è unito, e l’espulsione ignobile di Jara contro l’Uruguay, scaricato da club, federazione e compagni, che paradossalmente anche in questo ha fortificato il gruppo, seppur contro di lui.
Assodato questo, resta da vedere il futuro di questi eroi popolari, alcuni già abbastanza noti e altri meno, ma che adesso sono tutti uniti da un filo conduttore: CAMPEONES!
Doveroso partire dal capitano Claudio Bravo: l’uomo che detiene il record di presenze in Nazionale è stato premiato come miglior portiere della competizione. Arrivato al Barcellona nel 2014, vince nello stesso anno Liga e Copa del Rey. Sarebbe anche campione d’Europa ma la UEFA non gli riconosce il premio in quanto non disputa mai un solo minuto nella competizione. Resterà al Barcellona, con una Copa America in più nel palmarès.
Passiamo a Mauricio Isla, fenomeno della fascia destra con all’attivo un gol decisivo ai quarti di finale contro l’Uruguay (1-0). Alla Juve lo ricordano per l’oneroso investimento e i cross finiti in curva, ma è ancora un calciatore della Juventus poiché il QPR retrocesso non l’ha riscattato. Difficile immaginare una sua permanenza in bianconero. Mauricio dovrà trovarsi una sistemazione, magari in una squadra con una maglia rossa in cui si parli spagnolo, visto che col Cile i risultati sono questi.
Indiscusso titolare della difesa a 3 di Sampaoli e idolo acclamatissimo del popolo delle Ande è Gary Medel, il cui soprannome non poteva essere più azzeccato: Pitbull.
Aggressività, garra e corsa al servizio dell’Inter che se l’è goduto in una stagione non esaltante e continuerà a goderselo anche nell’immediato futuro, checché se ne dica.
Gonzalo Jara è la nota più dolente di tutto l’iter cileno. Come già detto è stato il protagonista della “palpatina” a Cavani e della successiva simulazione che gli è costata l’esclusione dal resto della Copa e dal gruppo di Sampaoli. Anche il Mainz l’ha messo sul mercato, per lui si prospetta un ritorno in Sudamerica.
David Pizarro ha avuto un ruolo da comprimario del centrocampo in questa Copa, al termine della quale gli stessi cileni sono sicuri che farà ritorno in patria, al Santiago Wanderers.
Per Arturo Vidal è stato un percorso dal travolgente coinvolgimento emotivo: guerriero in campo e al centro di discussioni etico-sociali fuori, in seguito all’incidente. È uno dei centrocampisti più gettonati d’Europa, ma se per un giocatore tanto importante a Luglio non sono ancora arrivate offerte che la Juve abbia preso in considerazione, è difficile ipotizzare una sua partenza in questa sessione di mercato. Vai a sostituirlo uno come lui!
Una piacevole sorpresa è stata Charles Aràngiuiz, centrocampista aggressivo, dalla buona tecnica e col vizietto del gol, ma anche dell’assist. Attualmente gioca con l’Internacional in Brasile, per lui si è parlato di Olympique Marseille o Bayer Leverkusen. Non è ancora possibile sapere dove andrà a giocare, ciò che è certo è che chi prenderà questo cileno classe 1989, farà un gran colpo.
Marcelo Dìaz è stato un gregario del centrocampo cileno. Uomo d’ordine e autore di tanto lavoro sporco. È stato l’eroe della permanenza in Bundesliga dell’Amburgo, club col quale giocherà anche la prossima stagione.
Fra gli attaccanti c’è il numero 7: Alexis Sànchez. Ago della bilancia di una squadra che quando c’è da creare superiorità numerica e accelerare punta ovviamente su di lui. Tuttavia non è lui l’uomo copertina di questa Copa; ruolo che proverà a confermare l’anno prossimo con l’Arsenal, squadra che con El Nino Maravilla proverà finalmente a vincere qualcosa di importante.
E poi c’è il caso umano Edu Vargas: un calciatore che potrebbe diventare oggetto di studi psicologici. Sbocciato nell U. de Chile e acquistato dal Napoli per una cifra vicina ai 15 milioni di euro. Lontano dal Cile dimentica di essere il fenomeno che riesce ad essere in patria, facendosi ricordare dalle parti del San Paolo per una tripletta in Europa League e tante tante deludenti prestazioni. Edu allora comincia a girovagare il mondo in prestito ma non convince mai da nessuna parte. Sampaoli tutta via lo porta con sè in questa avventura e diventa l’eroe nazionale, l’uomo copertina, guarda caso in patria, di un Cile che sovverte i pronostici ed alza la Copa. Vargas diventa capocannoniere della competizione con 4 gol e uomo simbolo della cavalcata Roja. Ha ancora 25 anni e buona parte della carriera davanti. Rientrerà al Napoli, ma è difficile capire se Sarri punterà su di lui o la dirigenza deciderà di trarne un bel gruzzoletto con la sua cessione. Gli estimatori non mancano, beata la squadra che si godrà questo fenomeno nella prossima stagione, sperando che smetta di soffrire la ‘Saudade‘.
Ed infine, ma non per ordine d’importanza, il “mago” Jorge Valdivia, la componente più geniale e romantica di questo Cile. Un diez vecchio stampo, tutto tecnica ed istinto, uno dei più importanti esponenti sudamericani della teoria dell’assist. Averlo visto giocare in questa Copa è stato un regalo agli esteti del calcio, avrà fatto passare la fame dello spuntino di mezzanotte.
La parte più importante della sua carriera l’ha passata al Palmeiras, ora andrà all’ Al-Wahda a rimpinguare il proprio conto in banca, ma lo perdoniamo.
Grazie mago: esempio di un Cile con tanta quanto potenziale, che forse è la volta buona che sbocci.
(@FabriJZLongo)